Esordio discografico per questo quartetto svedese che sorprendendoci non ci offre l'abusata formula del thrash/death scandinavo a là (ex) Soilwork, Terror2000 e The Crown ma piuttosto si pone come un giusto incrocio tra i Pantera, gli At The Gates e i Down di Phil Anselmo, tanto potremo trovare molte influenze southern e blues scorrendo le dieci tracce che compongono questo "Killer Engine". L'amore per queste sonorità può essere compreso anche andando indietro negli anni, risalendo la storia dei Demons of Dirt fino ai tempi del loro primo demo, intitolato "Demonblues...Ora non vorrei fuorviarvi troppo con questa storia, non pensiate che sia un disco di Zakk Wylde, c'è molta aggresività in questo album anche se non convince troppo la produzione dei Courthouse STudio di Östersund, troppo asciutta nei suoni e poco incisiva, benchè comunque al passo con i tempi. Incroci così apparentemente dissonanti tra loro sono però difficili da unire in maniera armoniosa e i Demons of Dirt lo hanno sperimentato sulla loro pelle: alcuni brani presentano qualche forzatura e possono risultare meno azzeccati di altri ma in definitva considerando che si tratta di una band all'esordio non possiamo che premiarli per il loro coraggio e la loro originalità. Bocciato senza riserve il libretto, completamente sbagliato in ordine di brani e stampato frettolosamente senza line up o altre informazioni, sperando che la copia in mia possesso non sia la stessa destinata al mercato. Magari una voce meno stereotipata avrebbe giovato alla formula finale di questi demoni ma di questo ne riparleremo in occasione del loro secondo lavoro, bene così!
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