Gli australiani
Baba Yaga debuttano con un lavoro personale e sfaccettato, progressive nel senso più ampio del termine e in equilibrio tra sonorità bucoliche ed elettriche (
“Waltz Of Wrath”, “Xerxes - 1 Tigris - 0”).
L’irruenza tipica del post punk è evidente in brani come
“Look Out!” e
“Mind The Mantra”, ma in alcune tracce la musica - probabilmente troppo concitata - avrebbe avuto bisogno di maggior respiro (
“Horse Pyramids”, “Mukradeeb Wedding Party”).
Gli episodi più spigolosi e obliqui sono sicuramente quelli più convincenti (
“Cell To The Door”, “Gods Inside”), e preludono a un’inaspettata
“Tent City” all’insegna della sperimentazione, dove l’avanguardia si fonde con il chamber pop dominato dal violino
Madeleine Antoine.
Buona la prima.
Qui è possibile ascoltare l’album nella sua interezza.
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