Dopo l’ottimo esordio “
20/20”, tornano gli
Smackbound con la loro missione di portare l’
hard n’heavy alle “masse”, compresa quella generazione di
musicofili poco avvezza alle “nostalgie”.
Intento tutto sommato riuscito, dacché “
Hostage” è una nuova raccolta di belle canzoni, variegate e caratterizzate da un “tiro” melodico rilevante, pilotate da una cantante,
Netta Laurenne, sempre più agguerrita, impetuosa e affascinante come non mai.
Un approccio fresco e “moderno” che conserva solide basi espressive e rispetto al succitato debutto indugia forse in maniera leggermente superiore nell’ambito del
gothic-rock, pur mantenendo una certa personalità propria, intrisa di classe ed energia.
Una delle peculiarità dei finlandesi è infatti quella di riuscire a far convivere tante sfumature stilistiche in un’unica entità sonora costantemente coerente, passando con disinvoltura dalle atmosfere vagamente alla Evanescence dell’accattivante ed esotica opener “
Reap” alle deflagrazioni dirompenti di “
Hold the fire” (un vero
showcase della duttilità vocale della
Laurenne), per poi approdare alle drammatiche rarefazioni di “
The edge”, il tutto mantenendo intatte credibilità e focalizzazione.
Un po’ meno efficaci quando si rivolgono a suggestioni sinfoniche ("
Rodrigo”) e
power-ose (“
Graveyard”), gli
Smackbound piacciono per come sanno rivolgersi al mercato radiofonico melodico contemporaneo, vedasi “
Change”, le
anthemiche “
Break” e “
Hostage” e la delicata "
Imperfect day”, e poi fare l’occhiolino anche a chi predilige sonorità più aggressive e
metalliche, certamente attratto dalle randellate di “
Razor sharp”.
Alla categoria “esperimenti” da sviluppare e ampliare appartiene infine “
Traveling back”, con il suo accattivante tocco
rootsy, per un albo che complessivamente convince l’astante delle qualità di una
band a cui si può affidare con assodata fiducia la “conservazione della specie”.
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