C’erano tre svedesi ed un americano, no non è una barzelletta anche se potrebbe esserne un possibile inizio, questo è quello che è successo agli
Enforcer.
Gli scandinavi hanno imbarcato nella line-up nel ruolo di bassista lo statunitense
Garth Condit già presente in formazioni come
Slumbering Sun e
Scorpion Child.
Questa sesta fatica vede la band frenare e fare una parziale retromarcia rispetto al precedente full che è stato considerato leggerino dai più, anche se a me era piaciuto.
Qui c’è un parziale recupero dell’integrità metal degli anni sotto
Earache con brani come “
Coming alive”, “
Demon”, “
Kiss of death” dove si risentono le rasoiate e soprattutto quel piglio senza compromessi che li aveva lanciati nei primi anni della carriera.
Ma non è tutto rose e fiori, perché in alcuni episodi c’è da ammettere che zoppicano come se non volessero scontentare i due poli opposti, ovvero chi vuole il puro heavy metal e chi invece vuole la rocciosa melodia, con tracce innocue come “Heartbeats” e “
No tomorrow” che hanno una verniciata di metallo ma nulla di più.
Ben fatta invece la titletrack, una sorta di ballad elegiaca aperta da chitarre acustiche con all’interno una nota malinconica di fondo; belle cannonate speed metal sono “
Metal supremacia” e la conclusiva “
When the thunder roars (Cross fire)” dove la prima è cantata tutta in spagnolo.
Sesto full che è discreto, sarebbe stato un buon disco se la band avesse lasciato perdere gli esperimenti commerciali e avesse focalizzato di più il versante heavy metal, ma ci siamo quasi.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?