Ammetto di esser rimasto sorpreso quando un mese e mezzo fa circa lessi la notizia del ritorno in studio dei
Vomitory; fra reunion annunciate o sperate, quella della band svedese proprio non me la aspettavo.
Dopo la pubblicazione nel 2011 del discreto
“Opus mortis VIII”, il mortifero quartetto era sparito dai radar per anni salvo riapparire nel 2019 per alcuni concerti-evento in occasione dei festeggiamenti del trentennale della band. I buoni riscontri ottenuti devono aver fatto ritornare loro la voglia di rimettersi in gioco e di regalarsi una nuova occasione per dimostrare di esser ancora in grado di competere nell’affollato mondo del Metallo Morto che, fra trend e contaminazioni varie, continua imperterrito a sfornare un lavoro dietro l’altro.
Che il nome della band godesse ancora di buon credito fra fan e operatori non era da mettere in dubbio –
“Terrorize, sodomize, brutalize” e
"Carnage euphoria” sono lavori che non hanno perso un grammo di brutalità nel corso degli anni – ma togliere la polvere accumulatasi in dodici anni di pausa…beh questo è un altro discorso.
Fortunatamente gli umani dubbi vengono spazzati via durante l’ascolto della titiletrack posta in apertura del disco:
“All heads are gonna roll” riannoda i fili di un passato sospeso ponendo questa nuova fatica in piena continuità con i precedenti lavori.
Dinamismo, violenza e aggressività costituiscono i tre pilastri su cui si fonda “
All heads are gonna roll”, con un tarantolato
Tobias Gustafsson dietro le pelli abile nel creare una solida impalcatura per il “taglia e affetta” del duo di macellai alle sei corde formato da U
rban Gustafsson e
Peter Östlund. Il tutto accompagnato dai profondi ruggiti del bassista/cantante
Erik Rundqvist, voce narrante di liriche intrise di rosso sangue.
Durante l’ascolto possiamo notare accenni slayeriani (v.
“Ode to meat saw”) e diffuse reminiscenze fra
Vader e
Cannibal Corpse del periodo a cavallo dei primi anni 2000 (v. in particolare
“Beg for death”), ma l’impianto dei dieci pezzi che costituiscono
“All heads are gonna roll” è tipicamente svedese ma senza mai cadere nell’abuso delle aperture melodiche.
Brani come
“Decrowned”, la già citata“
Beg for death” e
“The deepest tomb” ci restituiscono una band fresca e pimpante, capace di suonare un death metal privo di frivolezze assortite, diretto e d’impatto come un treno merci in corsa ma con l’accortezza, figlia di una consumata esperienza, che permette loro di evitare monotone – e pericolose - ripetizioni.
Un ritorno decisamente felice quello dei
Vomitory, nella speranza che non si tratti di un episodio ma l’inizio di una nuova serie di lavori al fulmicotone ci permettiamo di riassumere “All heads are gonna roll” citando il titolo di un loro vecchio brano:
“The carnage rages on”.