Esordio fulminante e un secondo disco un po’ sottotono … cosa ci riserveranno per il terzo capitolo della loro
liaison comune
Michael Sweet (Stryper, Iconic, …) e
George Lynch (ex-Dokken, Lynch Mob, The End Machine, …)?
Beh, cominciamo col dire che decidono di cambiare la sezione ritmica, affidando a
Alessandro Del Vecchio (anche co-produttore dell’albo assieme allo stesso
Sweet) e
Jelly Cardarelli (Lalu) le incombenze in precedenza gestite da
James Lomenzo e
Brian Tichy, il tutto senza che il comparto esecutivo ne risenta minimamente (anzi …).
E poi continuiamo affermando che “
Heart & sacrifice” è pieno di episodi sonori uno più avvincente dell’altro, dominati dalla voce stentorea di
Michael e dalla chitarra fremente di
George, mai come oggi affiatate e intrise di grinta, istintività e ispirazione.
Il resto lo fa un
songwriting piuttosto vivace e variegato ed ecco che tuffarsi nei “solchi” dell’opera rappresenta una vera delizia per i tanti estimatori dei suddetti luminari del panorama
hard n’ heavy, la cui convivenza è evidentemente arrivata ad un livello di maturità e sintonia davvero spiccata.
Difficile, infatti, tra stelle di questa grandezza, trovare tanto talento equamente decantato senza sterili e malcelati egocentrismi, e se i nostri hanno saputo replicare la brillantezza del debutto (che si giovava anche “dell’effetto sorpresa” …) dopo un momento di appannamento, è perché probabilmente hanno saputo canalizzare al meglio le proprie idee musicali, miscelando ad arte passione, tecnica e tensione espressiva.
Sia come sia, l’importante in fondo è che quando parte l’
opener e
title-track del programma l’adrenalina dell’ascoltatore sale immediatamente assieme al dirompente assalto emotivo garantito dal brano.
“
Where I have to go” abbassa e scurisce leggermente i toni, ma non riduce la capacità adescante (ottimo il
refrain), e ancora meglio sotto questo punto di vista fa la successiva “
Miracle”, pilotata da una melodia pulsante ed estremamente intrigante.
In
“Leave it all behind” “sembra” veramente di assistere a una
jam-session tra
Dokken e
Stryper, ma anche senza abbandonarsi a miraggi da
fan, è piuttosto arduo trovare momenti deboli in una scaletta che prosegue con il
groove blues di “
You’ll never be alone” e della avvolgente “
After all is said and done”, per poi istigare un brividino speciale ai cultori degli Stryper con “
Give up the night” e "
It’s time to believe”.
“
Will it ever change” alterna, in maniera leggermente più “avventurosa”, inquietudine e serenità, mentre “
Every day” è un
hard-blues spigliato e dinamico e “
It rains again” sferraglia nei sensi con la sua costruzione armonica nervosa e palpitante.
Allo
slow “
World full of lies” (appena meno efficace) è delegato il compito di completare la
tracklist di “
Heart & sacrifice”, un lavoro che sono certo soddisferà i fedelissimi di
Sweet & Lynch e magari arriverà ad incuriosire anche eventuali nuovi adepti, rappresentando un altro bel punto da assegnare alla categoria dei “veterani” della scena.
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