Logo e parte della lineup: ecco gli unici cambiamenti che gli elvetici
Tyrmfar presentano a 4 anni di distanza da quel gioiellino intitolato "
Renewal Through Purification".
Il nuovo album, il terzo della carriera dei ragazzi rossocrociati, "
Dialectic of Ego and the Unconscious" edito ancora da
MTAF Records li spinge definitivamente sotto i riflettori ponendoli come serissimi contendenti sul cammino del "trono" della scena estrema continentale.
Il loro stile peculiare che combina death melodico e blackened death metal si è "raffinato" dal precedente lavoro e - pur senza perdere nulla della violenza e dell'impatto sonoro che ci si aspetta da un disco di genere - risulta più vario, sorprendente e fluido nell'ascolto.
Le canzoni contengono epicità, atmosfera, melodie furenti, riffs spietati e laceranti, groove, parti vocali profonde ed aggressive ricordando ora i maestri
Dissection (la bellissima "
Inner Destruction"), ora i primi
In Flames ("
Refuge For My Poisoned Soul") e
Dark Tranquillity ("
Where The Sun Never Shines").
Il grande lavoro delle due chitarre viene esaltato e sorretto dall'incredibile sezione ritmica che vede il punto di forza nell'incredibile drumming di
Quentin, un vero martello di precisione e potenza.
I
Tyrmfar suonano potenti, epici e moderni senza le ruffianerie che spesso i "modernismi" a tutti i costi si portano dietro e questo è un grandissimo merito.
Persino nell'immancabile brano strumentale "
The Storm" dimostrano la loro maturità, risultando convincenti anche senza il growl cavernoso di
Robin Délèze.
A tal proposito rilevo che forse - ma trattasi di minuzia - il timbro vocale del 28enne svizzero ha pochissime variazioni durante tutti i 42 minuti dell'album, non regalando picchi particolari che avrebbero reso davvero memorabile "
Dialectic of Ego and the Unconscious".
Ma credetemi, già così siamo su livelli di eccellenza assoluta nel genere, ed ancora una volta il metal estremo dimostra di essere in ottima salute ponendosi - a mio avviso - come il vero traino di tutta la musica "dura".
Nota a margine:
se tre indizi fanno una prova - come comunemente si usa dire - ormai abbiamo la certezza che il colore
BLU nell'artwork di copertina è garanzia di grande musica!
Tyrmfar - "
Inner Destruction"
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