Copertina 7

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2023
Durata:59 min.
Etichetta:Napalm Records

Tracklist

  1. IN THE EYE OF HEAVEN
  2. HAIL THE ABYSS
  3. AT NIGHT
  4. VELVET DAMNATION
  5. ON THE WINGS OF COSMIC FIRE
  6. ACHERONIAN CULT
  7. AS I WALK THROUGH THE GATEWAY
  8. BLOOD OF SLAVES
  9. IN DARKNESS WE DESCEND
  10. THE FINAL CLOSURE
  11. THE SECOND FALL (LIVE)
  12. DELIVERANCE IN SIN AND DEATH (LIVE)

Line up

  • Steffen Kummerer: guitars, vocals
  • Alessandro Delastik: drums
  • Mariano Delastik: guitars
  • Carsten Schor: bass

Voto medio utenti

C’è una bella differenza tra omaggio e plagio, per fortuna i tedeschi rientrano nella prima categoria, si sente la loro deferenza per quello che è stato il sound svedese del black metal con numi tutelari come Dissection, Necrophobic e non solo.
Basta ascoltare l’opener che sembra estrapolata dagli album di queste summenzionate formazioni; le melodie ed i riff che riconducono a questa scuola di pensiero che tanto ha dato nei nineties.
Però mi occorre dire che va bene l’influenza ma a volte non basta, come nella titletrack che è una sorta di rilettura di brani che si potrebbero trovare su un disco come “The Somberlain”.
Per fortuna il quartetto guidato dal buon Steffen Kummerer, mastermind degli Obscura sa finalmente distaccarsi dai clichè e mostrare personalità come in “Acheronian cult”, tra passaggi acustici, cadenze serrate e melodie di chitarra il pezzo è godibile.
All’interno dell’album a far tirare il fiato ci sono anche degli intermezzi strumentali acustici che fanno capire che la band non sa solo picchiare, ma creare atmosfere melodiche e sinistre.
L’ultima traccia, la più lunga, circa otto minuti chiamata appositamente “The final closure” parte con dei begli arpeggi acustici sui quali si stagliano armonizzazioni di chitarra.
Qui la volontà di voler fare sentire il Thulcandra sound è evidente; pezzo epico che ti trascina lentamente con un approccio doomy e possente con all’interno passaggi acustici e melodie drammatiche.
Veniamo al dunque ora; questo quinto album è ancora dipendente di un certo stile che però ora finalmente lascia trasparire una volontà di plasmare con personalità questa influenza swedish, finalmente.

Recensione a cura di Matteo Mapelli

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