Secondo album solista (terzo se si considera anche il tribute ai Grimson Glory) per
Wild Steel, ai più noto come il cantante degli
Shadows of Steel, che proprio come Midnight si nasconde dietro una maschera sin dagli albori della sua carriera. Il cantante genovese assembla una line-up di ottimi musicisti della sua zona per dare vita a questo "
Age of Steel", un album incentrato su un concept futuristico, che in realtà nasconde una feroce critica ad una società sempre più maschilista, in cui sarà l'amore di una donna a 'resuscitare' un mondo di uomini ormai sempre più disumanizzati.
Dal punto di vista musicale, l'album è stato catalogato come power metal, ma è molto più variegato negli arrangiamenti. Quello che sorprende più di tutto, però, è quell'aura stranamente anni '90 che ammanta tutto il lavoro: saranno i suoni, saranno le scelte stilistiche, ma sembra davvero di ascoltare un album uscito 25 anni fa. E' un bene, o un male? Beh, questo è nelle orecchie di chi ascolta, ma non neghiamo che un disco del genere sia poco contemporaneo, e sicuramente faccia fatica ad attecchire su una fascia di pubblico più giovane. Nostalgicamente parlando, dunque, "Age of Steel" è un ascolto piacevole ma non imprescindibile, che avrebbe giovato di una produzione più contemporanea e di idee un po' meno riciclate.
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