Risale in realtà alla fine dell’anno scorso il secondo (o terzo, dipende dai punti di vista), ottimo lavoro solista di
Gleb Kolyadin. Lo pubblica
Kscope alcuni mesi più tardi facendo un enorme piacere a tutti i fan del talentuoso pianista russo.
La sua è una fusion moderna e sinuosa (
“Voyager”), dalle tinte esotiche e progressive (
"Mercurial"), che rievoca mostri sacri del calibro di Pat Metheny e Brad Mehldau, riferimenti costanti anche negli stili dei tanti ospiti presenti nel full-length, dal leggendario
Tony Levin all’onnipresente
Gavin Harrison.
I toni cinematografici di
“Ascension” preludono alla solennità di
“Cascades”, prima della più sostenuta
“Apparatus”, che sfocia nell’epica
“Hermitage” e che spicca per le timbriche muscolari di ispirazione più propriamente rock, in continuità con il precedente
disco omonimo.
Composizioni dense, ma sempre e piacevolmente equilibrate.
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