Una nuova uscita dei
Tygers Of Pan Tang suscita in me sempre dei bei ricordi, in quanto 'Spellbound' fu uno dei primissimi dischi, assieme ai più famosi di altre band come W.A.S.P., Saxon, Manilla Road e Raven, a introdurmi in questa musica. E come i primi amori, anche ciò si dimentica difficilmente, come la ricerca delle immagini delle altre copertine della band, dove mi meravigliavo (a posteriori non aveva tanto senso) che questa tigre fosse (quasi) dappertutto, pronta a graffiare e a liberare il suo istinto più selvaggio in ogni release. Certo, andando più avanti sia con gli anni, che con l'ascolto degli album della band mi sono reso conto che questo suono tipicamente heavy metal per un po' era andato quasi perdendosi, penso a release come
'The Wreck-Age' o
'Burning In The Shade', ma la passione di fondo era sempre presente e palpabile.
I
Tygers Of Pan Tang sono inoltre stati una delle tante band a soffrire di problemi nella second metà degli anni 80', subendo scioglimenti, per poi riunirsi sull'inizio degli anni 2000, prima pubblicando
'Noises From The Cathouse' con il vocalist
Richie Wicks, e poi stabizzandosi con l'entrata del nostrano
Jacopo Meille, potendo fare sempre riferimento al chitarrista
Robb Weir, unico membro fondatore della band presente ancora oggi, e capace non solo di guardare al passato, ma anche al futuro con grande maestria e consapevolezza.
E devo anche dire che se avevo accolto il precedente
'Ritual' del 2019 con grande felicità ritenendolo ancora oggi, dopo ascolti recenti per rinfrescarmi un po' le idee, uno dei dischi migliori del combo inglese, anche questo nuovo
'Bloodlines' non è assolutamente da meno. Introdotto da una gran bella copertina, al suo interno si trova più o meno tutto ciò che si aspetta da un buon disco di heavy metal/hard rock, dove si spazia dalle catchy
'Back For Good' e
'Kiss In The Sky', alla più veloce
'Fire On The Horizon', dove la voce di Meille dà veramente il meglio di sè. I vari mid tempo come
'Light Of Hope' non annoiano mai, merito anche del drumming mai banale
Craig Ellis, mentre la freschezza dei riff è un ulteriore punto a valore all'album, vedasi ad esempio
'Edge Of The World', scelta giustamente anche come singolo. Ecco, forse
'Taste Of Love' risulta eccessivamente smielata nel ritornello, ma sono dei dettagli, dato che quando si giunge all'ascolto di
'Making All The Rules' ci si trova davanti ad un'ottima semiballad, con degli assoli da incorniciare e un crescendo capace, dopo quasi 45 minuti, di tenere ancora alta l'attenzione.
Quando ci si trova davanti a dischi così freschi e pieni di energia l'unico consiglio è quello di non farseli sfuggire, dove le parole si sprecano, ed è meglio stare in silenzio ed ascoltare. A volte è la soluzione migliore.
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