Durante l’estate del 2021, è uscito nel marasma di questo folle mercato discografico l’esordio di un power trio nostrano, che grazie alla qualità della musica contenuta nei suoi solchi ha saputo conquistare nel suo piccolo una certa fetta di critica e pubblico, specialmente quelli più sensibili alle chicche rilasciate dal sottobosco musicale.
Bottomless è quel power trio e non sono il classico gruppo che gioca a fare Doom Metal di bassa leva copiando in malo modo i capisaldi usciti decenni fa, ma sono tre musicisti che lo hanno realmente interiorizzato e quando nelle interviste si citano nomi realmente di culto come
Internal Void,
Asylum,
Penance,
Revelation,
Pagan Altar o
Witchfinder General vuol dire esattamente questo.
Il piccolo, grande miracolo di
Giorgio,
Sara e
David sta proprio nel fatto che fanno il Doom più derivativo che possa esistere nel 2023, musica che sarebbe potuta benissimo uscire a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, ma grazie ad una sapiente scrittura di riffs oscuri, potenti e incisivi, a linee vocali che pennellano melodie dismesse e vagabonde, “
The Banishing” riesce ad avere una sua dignità artistica.
Cambia poco rispetto all’album omonimo: uscita estiva, tre singoli, ritmiche pigre, riffs sabbathiani grassi e distorti, chincaglierie soliste Blues, qualche devianza Hard Rock, un pizzico di Stoner in certe canzoni…
Il tutto risulta meno quadrato e monolitico, con gli angoli più spigolosi che ora risultano smussati. A riprova di questo c’è da sottolineare come, nonostante la proposta abbia per sua stessa natura dei confini molto rigidi, ci sia un po’ di varietà tra qualche spiraglio di luce nell’oscurità, una sezione ritmica più dinamica a volte tendente all’Hard & Heavy e pure un pezzo acustico dai deliziosi sentori Acid Pop.
“
The Banishing” nel suo incedere salmodiante, risulta essere una piacevole riconferma dopo un ottimo esordio.
Sonorità antiche eppure sempre attuali: in doom we trust.
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