Copertina 7

Info

Anno di uscita:2023
Durata:50 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. CARRY MY WINGS
  2. WE RIDE
  3. DON'T WAIT FOR THE FIRE
  4. DANCE THE NIGHT AWAY
  5. WAR IS OVER
  6. LOOK AT THE STARS
  7. ONE IN A MILLION
  8. ON THE WIND
  9. WHEN YOU'RE GONE
  10. THE SILENCE OF OUR DREAMS
  11. ETERNITY

Line up

  • Richard Andermyr: vocals, guitar
  • Jan Johansson: drums
  • Jonas Melin: bass
  • Tobias Jakobsson: guitar
  • Eric Ragno: keyboards

Voto medio utenti

Terzo album per i Rian, chiamati, visti gli illustri precedenti discografici, a quel “salto di qualità” che consentirebbe agli svedesi di fronteggiare efficacemente la concorrenza della scena di riferimento, diventata nei suoi elementi più rappresentativi (Eclipse, H.E.A.T., Perfect Plan, Treat, …) davvero impegnativa.
Ebbene, per quanto godibile, “Wings” non credo rischierà di scalzare qualche nome prestigioso dalla graduatoria dei top player del genere e il motivo principale è la qualità del songwriting, piuttosto elevata ma spesso priva di quella “scintilla” emotiva che garantisce l’esaltazione dei sensi.
Si finisce, così, per apprezzare più la voce cristallina di Richard Andermyr e le doti esecutive dei suoi abili sodali che il coefficiente d’incisività delle canzoni, come già dichiarato tutte di buon livello e tuttavia non ancora in grado di insidiare da vicino il gotha dell’hard melodico.
Tra i brani meritevoli di segnalazione troviamo di sicuro la brillante openerCarry my wings” e la successiva "We ride”, impreziosita da un intrigante tocco blues, ma se vogliamo individuare veramente l’eccellenza dell’albo è necessario citare la Dokken-iana “Don't wait for the fire”, la crepuscolare “Dance the night away” e, soprattutto, il romanticismo non convenzionale di "The silence of our dreams” e “One of a million” e la grazia adulta concessa ad “Eternity”, che suggella la raccolta in maniera assai suggestiva.
In conclusione possiamo dunque affermare che “Wings” conferma le doti artistiche non banali di un gruppo che per ora, però, non riesce ancora a distinguersi in maniera risoluta dalla “massa” dell’aristocrazia nordeuropea del settore.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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