Ad un solo anno da quell’Ep di presentazione, ecco che la tribù barbara più Metal del Belgio, gli
Ostrogoth, pubblicano quella gemma del loro esordio dal titolo “
Ecstasy and Danger”.
Rispetto a “
Full Moon's Eyes” i vari musicisti coinvolti maturano di colpo, vengono smussati gli angoli e questo, unito a qualche risorsa in più per registrare e produrre il disco rende il miglioramento netto ed evidente.
Una chicca spettacolare, quasi a voler fare un duello a distanza con il mai troppo lodato “
Into Battle” dei
Brocas Helm.
Una delle tante risposte europee all’Epic Metal americano.
Tra le vette più alte di questo gioiello mi preme citare con urgenza la magniloquente apertura affidata alla lunga e articolare “
Queen of Desire”, mentre il resto della scaletta ha durate più concise e un po’ come in “
Battle Hymns” accarezza a più riprese un ruspante Hard Rock.
La chitarra di scuola
Thin Lizzy fa proselitismo anche qui con armonizzazioni irresistibili alternate ad un riffing più muscolare, oltre che ai classici assoli di scuola britannica e ad acellerazioni improvvise.
Questa miscela Hard & Heavy con atmosfere epiche e/o favoleggianti riporta alla mente la prima mitica trilogia dei
Rainbow e i primi lavori dei
Dio.
Canzoni come “
Stormbringer”, “
Ecstasy and Danger” o “
Lords of Thunder” sono una chiara testimonianza di tutto questo.
Ok, nemmeno al tempo si poteva gridare all’innovazione, ma quando incidi canzoni del genere è un problema?
Il pungiglione dello scorpione non scalfì minimamente il mercato, ma la qualità non la si trova in freddi e sterili numeri.
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