Con un monicker sicuramente di impatto, i
By Fire & Sword si presentano, a distanza di 6 anni dalla loro formazione nel 2017, con questo debut album
'Glory' che segue la scia di band epic/heavy metal nate in tempi recenti come Visigoth, Gatekeeper e Throne Of Iron. Sappiamo come, nel suonare questo specifico genere, ci si possa perdere in maniera estremamente facile,passando dall'estremo di un'eccessiva glorificazione delle varie battaglie, spade, castelli, ecc... o dall'altro creando pezzi troppo elaborati, poco digeribili, infarciti di orpelli e noiosi. Non è però, fortunatamente aggiungio, il caso questo di questo quartetto statunitense che, firmato un contratto con la No Remorse Records, è riuscita a tramutare in ottimi risultati ciò che di buono aveva già fatto sentire con l'EP
'Freedom Will Flood All Things With Light'.
Quello proposto dai
By Fire & Sword è un epic metl che non punta tutto sull'impatto e sull'energia come magari ci si potrebbe aspettare da un disco dei Manowar o degli Eternal Champion, ma giocato molto più su melodie delicate, riff incisivi al punto giusto, e sopratutto la voce quasi nasale di
Tom Newby (qui accreditato come The Reverend), che ricorda alla lontana il
Mark Shelton degli anni 80', che potrebbe far storcere il naso agli inizi ascoltando canzoni come
'Glory, Love And Light!' o
'Leave A Little Room', con dei ritornelli efficaci e dall'andamento non troppo impetuoso. Al contrario, ascoltando ad esempio
'Tap The Conduit' che ha dalla sua uno sviluppo più pesante, la band riesce comunque a mantenere la sua precisa identità dall'inizio alla fine.
E' sorprendente infatti come per tutta la durata del disco, quasi cinquanta minuti, non ci sia un vero e proprio calo, mantenendo il tutto su un immaginario filo coerente e fedele, anche grazie ad episodi come
'A Moment of Silent Reflection', strumentale, che spezza a metà ascolto un po' il tutto. Nella seconda parte invece ci si trova davanti alla semi-ballad
'The Flood', molto evocativa e perfettamente intepretata da
Newby e con degli assoli di
Jeffrey Young perfettamente azzeccati, sentiti, e non messi tanto per allungare il brodo, chiudendo poi con
'Dear Reverend (Please Take My Hand)', più veloce e incalzante, ma non per questo banale.
'Glory' è un album che ogni amante di queste sonorità non deve farsi assolutamente sfuggire, uno di quei dischi capace di toccare le corde giuste, e di saper emozionare. Da ascoltare e riascoltare, cogliendone ogni aspetto e peculiarità.
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