Per dedizione alla causa e continuità artistica, i
Primal Fear rientrano di diritto nell’élite delle migliori bands di power metal tedesco, piazzandosi solamente un gradino sotto rispetto ai padri fondatori del genere (Accept, Rage, Running Wild, Helloween, Blind Guardian, Gamma Ray ecc...).
Eppure, già mi sembra di sentire le solite obiezioni:
"
Eh ma...sempre la stessa minestra che alla lunga stanca...dischi tutti uguali, fatti col copia e incolla...ascolti una traccia, le hai ascoltate tutte...” e via dicendo.
Mettetevi in testa una cosa, cari i miei “esteti del metallo” (che poi siete i primi che si lamentano se un artista si allontana leggermente dal suo stile per sperimentare nuove sonorità): i
Primal Fear sono questi e se non hanno mai spostato di una virgola il tiro dal quel lontano 1997 (anno del debutto), non c’è ragione di farlo adesso! Incuranti delle critiche ed assumendo un atteggiamento da veri “true defenders”, i Nostri sono sempre andati dritti per la propria strada, riuscendo cosi ad esprimere il proprio meglio e ad affermarsi, emergendo dall’anonimato proprio per merito di dischi diretti, massicci e con pochi fronzoli.
Code Red uscito per la giovane, ma già famosa
Atomic Records, rappresenta il quattordicesimo sigillo per la band di
Scheepers,
Sinner e soci e ovviamente mantiene assolutamente inalterate tutte le caratteristiche tipiche dello stile dei
Primal Fear.
Non fatevi ingannare dal titolo allarmistico del platter, o da alcuni episodi meno convincenti di altri; gli ingranaggi della macchina da guerra teutonica, nonostante l’impietoso incedere del tempo, non sono per nulla logori, ma funzionano ancora benissimo.
L’album infatti si rivela, sin dall’iniziale
Another Hero, per quello che è; ossia il classico assalto sonoro in pieno “stile-
Primal Fear”, in cui i 3 axemen, ovvero
Tom Naumann,
Magnus Karlsson e
Alex Beyrodt macinano riffs e assoli rocciosi e graffianti, mentre la sezione ritmica, curata dal grande
Matt Sinner e da
Michael Ehrè è più che mai schiacciante e le melodie, enfatizzate dall’ugola potente del sempreverde
Ralf Scheepers, funzionano benissimo.
La bellicosa offensiva musicale dei Nostri si concretizza attraverso tracce quali l’impetuosa
Cancel Culture, la ruvida
Play a Song, l’aggressiva
The World Is On Fire, o ancora la spigolosa
Steelmelter; si tratta dei brani più energici, quelli che indubbiamente riescono meglio alla band, in quanto parte integrante del proprio patrimonio artistico.
In altre circostanze invece, come
Deep In The Night,
Their Gods Have Failed o ancora nella ballad
Forever, il passo rallenta vistosamente e si cerca un approccio più maestoso ed intimo (prendete i termini con “le pinze”), nel tentativo probabilmente di spezzare la linearità del disco, ma obiettivamente, tali composizioni, per quanto godibili, si rivelano meno riuscite. Del resto, come già detto, il combo teutonico non ha mai brillato per trasporto emotivo, ma ha sempre fatto dell’impatto sonoro il proprio punto di forza.
I
Primal Fear sono questi: granitici, taglienti, diretti, fieri ed orgogliosamente allergici ai compromessi; lo sono sempre stati e lo saranno sempre “FINCHE' MORTE NON CI SEPARI”...prendere o lasciare, con buona pace per gli “esteti del metallo” che, anche per
Code Red, storceranno il naso per la ripetitività del loro sound, quando invece, va benissimo cosi!