Considero i primi tre
albums degli
Skagarack dei gioiellini di
pomp-AOR vivace e grintoso, sulla scia dei Rainbow “americani” e non esenti da similitudini (soprattutto in “
A slice oh heaven”) con quanto proposto dai connazionali Pretty Maids.
Sebbene ritenga un po’ meno efficace il quarto “
Big time”, non potevo quindi che recepire questo nuovo “
Heart and soul” con notevole curiosità e interesse, consapevole che sarebbe stato alquanto improbabile, per molte ragioni, riprovare a distanza di una quarantina d’anni (
sob!) le medesime sensazioni di un tempo.
Previsione facilmente azzeccata, anche perché gli scandinavi, oggi rappresentati essenzialmente dai membri fondatori
Torben Schmidt e
Jan Petersen decidono di spostare un po' il
focus stilistico della loro musica, orientandola maggiormente verso una forma di vellutato
hard-blues, un po’ alla maniera di certi Foreigner, dei The Law o dei Bad Company della fine degli
eighties.
Il risultato è parecchio gradevole, pilotato dall’ugola pastosa di
Schmidt, ancora assai fascinosa (con il sostegno del “rinnovato” contesto sonoro) ed espressiva, mentre a
Petersen tocca dimostrare che gli insegnamenti di
Ritchie Blackmore vanno d’accordo con quelli elargiti da
Mick Ralphs.
Il disco è dunque un concentrato di
melodic-rock di stampo
bluesistico ammiccante e felpato, all’interno del quale non è agevole individuare veri “punti deboli” e in cui la classe equamente dispensata rende l’eventuale menzione d’onore un fatto puramente soggettivo.
Personalmente ritengo “
Give it” (non lontana da certe cose di
Bryan Adams), la
title-track dell’opera, la
Purple-iana “
Cool to be old school”, la notturna “
Be with you forever” e ancora la pulsante e
soulful “
Ain’t got nothing to lose” e lo
charme avvolgente di “
So right” i momenti più significativi di una raccolta, lo ribadisco, priva di autentiche controindicazioni d’ascolto.
In conclusione, parafrasando il loro nome (lo
Skagarack dovrebbe essere la dimora di una Valchiria che assicura ai guerrieri caduti in battaglia uno “spicchio di paradiso”, da cui il già citato “
A slice of heaven” …) diciamo che anche se probabilmente “
Heart and soul” non garantirà ai suoi autori l’ingresso nell’
empireo del
rock melodico, riserva loro una più che dignitosa collocazione nelle “zone periferiche” dell’ambita destinazione.
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