Assuefarsi alle cose belle, darle quasi per scontate è una brutta abitudine.
All’uscita di
Fatale, secondo lavoro dei tedeschi
The Night Eternal, ho certamente apprezzato da subito la nuova dose heavy classico influenzato dalla dark wave della band tedesca ma senza trovare quel qualcosa, quella scintilla che mi aveva incendiato in occasione dell’esordio, un disco -
Moonlit Cross- che ho continuato ad ascoltare frequentemente.
A distanza di diverse settimane ho poi ripreso in mano il nuovo album riascoltandolo con piacere e meravigliandomi delle grandi canzoni che, ancora una volta,
Ricardo e soci hanno saputo regalarci. Ho scritto “grandi canzoni” perché lo sono realmente: sono strutturate in modo superbo -non troppo dritte e banali, non pretenziose-, con linee melodiche vincenti, riff che si innestano nella corteccia celebrale, atmosfere scure e malinconiche ma mai oppressive e, soprattutto, pregne di giri melodici e refrain ficcanti che permettono di riconoscere la band tra molte altre.
Merito sicuramente del cantato personale del già citato
Ricardo e delle chitarre varie e ispirate ma non solo, è proprio il songwriting nel complesso ad essere identificativo. Questa è un'arma a doppio taglio perché qualcuno, ad un ascolto superficiale, potrebbe sostenere che i brani suonino un po' troppo simili, che tendano a confondersi. Rispondo dicendo che sì, il mood orrifico, gotico e quasi lovercraftiano che avvolge ogni canzone conferisce una forte connotazione alle composizioni, ma poi queste vivono in modo indipendente. E lo fanno alla grande.
Su
Fatale non è cambiata la proposta dei The Night Eternal e le influenze sono sempre da andare a ricercare in un mix di NWOBHM (
Angel Witch su tutti), che si lega all'anima malinconica dei
Sentenced, al vibe rock oscuro della dark wave inglese, al mood sinistro dei
Mercyful Fate, all'operato di qualche band illuminata che ha cessato la propria attività anzitempo (
In Solitude) completate da un pizzico di
Tribulation. Se preferite paragoni con realtà più recenti, questi sono certamente da andare a ricercare tra i magnifici
Black Sites, i grandi
Unto Others e i
Lunar Shadows pre-rincoglionimento.
Ecco, se proprio devo evidenziare qualche differenza rispetto al debutto, posso raccontarvi di un suono più organico e pieno, di una resa più omogenea dei brani, compreso il cantato maggiormente a fuoco, con qualche sbavatura in meno, e di un piglio più rock (consentitemi il termine) e “facile” di certe composizioni, senza intaccare il lato metallico graffiante. Niente per cui spaventarsi, le canzoni sono sempre oscure ed energiche ma sanno scorrere dritte e “semplici” grazie a scelte melodiche indovinate. Come di consuetudine i tempi dei brani sono per lo più medi, comodi, ma che non disdegnano diverse cavalcate o episodi più ritmati e vari.
Se già conoscete The Night Eternal, sapete cosa fare e andate a colpo sicuro. Se li ignoravate, non sapevate di averne bisogno, ma potete rimediare.
p.s. Scusate il ritardo nella recensione ma era doverosa dato il valore in campo. Poi, lo so bene, siete intenditori di buona musica e non avete certo bisogno delle mie due righette per capirlo; d'altronde siete su metal.it, no?