Fermi tutti! Allarme rosso!
Dei
Vega non fanno più parte i fratelli
Martin e la notizia, visto anche il loro contributo a livello compositivo, è di quelle da “
far tremar le vene e i polsi” a tutti gli estimatori della
band britannica.
Tranquilli, cari
buongustai della Gloria, bando ai crucci, perché “
Battlelines” è ancora una volta un disco di egregia fattura, che nonostante l’importante defezione prosegue nel brillante percorso artistico del gruppo, in particolare quello più recente.
Evidentemente
Nick Workman e il suo attuale
partner in writing Pete Newdeck ((Midnite City, Nitrate, In Faith, Khymera, …) hanno saputo conservare l’alchimia di una delle poche formazioni odierne in grado di “attualizzare” il
rock melodico, mantenendo al contempo intatto il cordone ombelicale che li lega alla nobile “tradizione” del genere.
Dodici brani (tredici nella versione in doppio vinile), rarissime flessioni emotive (dovute essenzialmente a qualche sporadica ripetitività, direi …) e la conferma complessiva che i
Vega sono autentici maestri nel costruire e interpretare con spiccata forza espressiva melodie avvincenti e coinvolgenti evitando di incorrere in eccessi “vintage”, magari anche gradevoli e “accoglienti”, ma spesso pure un po’ limitanti nell’ottica della personalità di un gruppo musicale.
E invece questi signori di carisma ne hanno parecchio e sfornano l’ennesima collezione di canzoni adatte a tutte le generazioni di fruitori di musica
rock esibendo una convincente mistura di maturità e freschezza, evidente fin dai primi vagiti sonici di “
Battlelines”, rappresentati da una “
Heros and zeros” che con il suo suggestivo andamento armonico lusinga i sensi in maniera istantanea e duratura.
Il serrato fraseggio chitarristico e il ritornello Bon Jovi-
esco consentono a “
Killers” di proseguire nell’operazione soggiogamento sensoriale, mentre la
title-track dell’opera (qualcosa tra
Stan Bush e gli U2) addolcisce i toni mettendo nel mirino la radiofonia contemporanea, e
“Love to hate you” e “
Into the fire” accentuano la componente enfatica e melodrammatica senza scalfire la qualità melodica.
I
techno-rock “
Don't let them see you bleed” e “
Run with me” e le pulsazioni magnetiche di “
Embrace the grey” rafforzano ulteriormente l’idea che i
Vega, ipotizzando un mercato musicale vigile e regolato dalle leggi della meritocrazia, hanno i mezzi per superare agevolmente i recinti “specialistici”.
Il pizzico di manierismo che caratterizza “
33'S and 45'S” non intacca in profondità l’effetto gradevolezza complessiva assicurato dal brano, e ciononostante piace maggiormente il clima ad ampio respiro di “
Not enough” e anche la frizzante “
God save the king”, con i suoi
coretti power-pop, finisce per rimanere impressa nella memoria in maniera più persistente.
Finale riservato a “
Gotta be you”, un altro bel momento di crepitante
hard melodico, a completamento dell’ennesima manifestazione di valore dei
Vega, impavidi sostenitori del concetto che la “modernità” nel
rock melodico non è necessariamente uno snaturante nemico e può diventare un prezioso alleato per la “conservazione della specie”.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?