A distanza di tre anni dall'uscita di '
We're the Bastards', e a cinque dall'esordiente '
The Age of Absurdity', la bandiera gallese è tornata a sventolare, incidendo undici nuove tracce e dando vita all'atteso terzo album in studio di
Phil Campbell and the Bastard Sons: '
Kings of the Asylum'.
Un'aspettativa totalmente ricompensata da un lavoro che ha messo in mostra la maturità della band di Wizzö.
Scendere sul terreno dei paragoni con gli album precedenti trova il tempo che trova: di Rock 'n Roll si trattava prima e di Rock 'n Roll si tratta adesso.
Quel Rock 'n Roll fatto prevalentemente di passione per la musica senza inseguire progetti commerciali che il più delle volte si sciolgono come neve al sole.
D'altronde la quasi trentennale presenza con
Lemmy, da "
Orgasmatron" a "
Bad Magic", ha segnato indelebilmente lo spirito musicale di
Philip Anthony Campbell, portandolo inevitabilmente a sposare un progetto dove la devozione verso quel certo modo di fare musica ha avuto decisamente la meglio.
'Kings of the Asylum' è dunque un album vero, sentito, godibile in ogni istante dei suoi trentanove minuti.
È senza dubbio figlio dei lavori precedenti, dove blues, rock 'n roll, heavy metal e quella vena pulsante dei
Motorhead, si fanno sentire in ognuna delle undici tracce registrate.
A partire proprio dal pezzo che da il nome all'album, un blues in pieno stile Phil Campbell che prosegue la linea tracciata da '
Dark Days' e '
Desert Song', rispettivamente presenti nell'album di esordio e nell'ultimo 'We're the Bastards'.
Ma è senza dubbio la open track che segna la strada dell'intera opera: '
Walking In Circles'.
Un pezzo che entra dentro, che spettina a dovere gli amanti del genere, che induce senza se e senza ma al circlepit, che traduce in musica tutte le sonorità presenti all'interno delle teste dei componenti della band.
Non da meno sono le varie '
Too Much is Never Enough', '
Show No Mercy', '
The Hunt', quest'ultima vi riporterà ai tempi in cui Lemmy saliva sul palco, e soprattutto '
Strike The Match', dirompente nel suo calcare l'Hard Rock vecchia maniera.
L'unico paragone tecnico che si può proporre rispetto ai dischi precedenti è l'inserimento in pianta stabile di
Joel Peters alla voce; in sostituzione di
Neil Starr.
Protagonista assoluto dell'ultimo anno e mezzo in tour, il frontman della band ha senza dubbio saputo dare quel graffio in più ad un genere musicale che volente o nolente ha la necessità di vivere accompagnato da una voce in grado di accarezzare sonorità sporche, di amalgamarsi con esse per partorire l'essenza di ciò che la band vuole offrire.
Di Todd, Tyla e Dane che altro aggiungere. Coccolati da papà Phil, i tre Campbell hanno comunque saputo cogliere le esperienze fatte durante le sessioni live in giro per i Festival europei, portando in studio una maggiore consapevolezza nei propri mezzi e nelle proprie idee.
La miscelanza offerta in 'Kings of the Asylum' sta lì a testimoniarlo, e nella conclusiva '
Manic' si respira a pieni polmoni la provenienza musicale di un quintetto britannico che ha saputo fare centro e che, negli anni a venire, sarà ancora in grado di regalarci quel Rock 'n Roll di cui ne abbiamo necessariamente bisogno.
Il provare per credere lo traduciamo con l'invito a presenziare al Druso di Ranica per l'unica data italiana di questo 2023. Un appuntamento da non perdere assolutamente e nel quale Wizzö, sons e Joel faranno pensare e credere che il Rock 'n Roll non morirà mai.