18 anni dopo la loro formazione i finlandesi
Suotana approdano sulle nostre pagine (credo sia un piccolo record!) in occasione del terzo lavoro sulla lunga distanza, "
Ounas I", licenziato dalla label tedesca
Reaper Enterainment.
Questa situazione mi offre il ghiotto pretesto per parlare della band prima ancora che del disco, cosa che non capita spesso e quindi vediamo chi sono questi
Suotana.
Il gruppo nasce nel 2005 Rovaniemi (sì...il paese di Babbo Natale) come progetto solista del chitarrista
Ville Rautio diventando ben presto un combo a tutti gli effetti e pubblicando il demo "
Forgotten Soil of This Land" nel 2014.
L'anno successivo il debut "
Frostrealm" viene accolto con grande interesse dalla critica e permette loro di entrare nel roster di
Reaper Entertainment, etichetta che pubblica il secondo lavoro "
Land of the Ending Time" nel 2018 nonchè l'ultimo - ed oggetto della presente recensione - "
Ounas I".
Filo conduttore che lega i dischi dei
Suotana è l'intreccio tra la musica e le copertine, un ritratto dei vasti, incontaminati e deserti paesaggi invernali con la loro cupa solitudine.
O almeno questa è l'intenzione del sestetto.... e arriviamo finalmente a parlare del disco in oggetto.
I
Suotana - parla la loro pagina facebook ufficiale - parlano della loro musica come "
Finnish melodic death/black metal from the Arctic Circle" e qui nascono i dubbi perchè poi quando "
Lake Ounas" dispiega le proprie note la realtà è un filo differente.
E non perchè il death/black melodico non sia presente, ma perchè è solo una minima parte del tutto (purtroppo).
Se da un lato i richiami a
Wintersun, Kalmah, Catamenia e
Norther sono senz'altro palesi, dall'altro di tali numi tutelari manca totalmente la parte disperata, gelida e solitaria.
I brani proposti dai
Suotana hanno una luminosità ed un incedere tipico di un certo power ipervitaminizzato, sorretto da partiture sinfoniche imponenti ed appena appena "incattivito" dalle harsh vocals.
E per carità - nonostante la bella (va detto) interpretazione di "
Land of the Dead" dei
Summoning - non venga in mente a nessuno di accostarli ai colossi austriaci!
Se però togliamo dall'equazione la dichiarazione di cui sopra, ciò che resta è sicuramente un disco suonato con perizia, prodotto impeccabilmente e fatto di brani gradevoli (con l'eccezione della lunghissima, a sproposito, suite "
River Ounas") che si lascia ascoltare assai volentieri.
Il titolo lascia presagire che vi sarà un secondo capitolo di quello che è un concept articolato sull'importanza della conservazione della natura; la domanda che a questo punto mi pongo è: vale la pena attenderlo con trepidazione?
Lascio a ognuno la propria risposta.
Suotana - "
Through the Mammoth Valley"
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