CHE ODINO E THOR BENEDICANO IL POWER SVEDESE!!!L’avevo già scritto un anno fa in occasione dell’
esordio discografico dei Krilloan e ora, dopo aver ascoltato il nuovo disco dei
Fraise, intitolato
The Fifth Sun Pt.II, mi sento in dovere di ripetere quello che probabilmente diventerà il mio “grido di battaglia” quando mi troverò tra le mani dischi particolarmente validi provenienti dalla terra scandinava.
I
Fraise, originari di Alingsås (Västra Götaland), sono attivi da più di un ventennio e, tutto sommato, hanno dato alle stampe degli album interessanti in passato, come l’esordio
Hellicornia (2004), della cui line-up oggi è rimasto solo
Patrick Fransson, oppure anche il precedente
The Fifth Sun (2020).
Tuttavia, è solamente in questo secondo capitolo del “Quinto Sole” che gli svedesi sembrano riuscire finalmente a sprigionare il loro meglio, a livello musicale.
Con una formazione rinnovata per 3/5, che vede gli ingressi del bravo
Steven Montoya alla voce,
Fritz Mullweizer al basso,
Dennis Fransson (parente di Patrick?) alle tastiere, affiancarsi allo stesso
Patrick Fransson (batteria) e
Fredrik Falkerstedt (chitarra), i Nostri danno luogo ad un disco veramente bello ed ispirato.
The Fifth Sun Pt. II ci propone il classico “power metal made in Sweden” in stile Insania, Freternia, Nocturnal Rites, Axenstar (e chi più ne ha, più ne metta!) in cui, lo spessore consistente delle composizioni, esaltato dall'energia della sezione ritmica e da una chitarra particolarmente corposa, va di pari passo con trame melodiche persuasive e ficcanti, rese possibili dalla voce intensa del nuovo singer, da assoli e fraseggi chitarristici dal sapore epico e da un tappeto di tastiere che crea atmosfere magiche.
Il canovaccio è chiaro sin dall’iniziale
Fallen Hero, che mette in luce contemporaneamente il lato romantico e quello spigoloso dei
Fraise. Tale ambivalenza, assolutamente piacevole nella sua diversità, si può ritrovare anche nei brani successivi, in particolare nella travolgente
After All, nelle pungenti
When The World Comes Down e
Take Your Time, in cui spicca il gran lavoro di
Falkerstedt alla chitarra (un pò Helloween e un pò Judas Priest), oppure ancora nelle imponenti
Silentium e
Justitia, con il loro intercedere marziale, passando per le prorompenti
Dying Day e
Rays Of The Moon, fino a giungere alla conclusiva
Outcast.
Le sonorità che emergono da questa nuova fatica discografica della band svedese, sono cosi accattivanti da stimolare l’emotività dell’ascoltatore che, a sua volta, si sente travolto da un autentico tsunami musicale, fatto di atmosfere solenni, suggestive, incisive in ogni istante e, per forza di cose, prova sensazioni forti.
The Fifth Sun Pt. II si fa apprezzare sin dal primo ascolto, grazie al fascino delle sue melodie, alla ruvidezza delle sue strutture musicali, all’intensità emotiva sprigionata, probabilmente è il disco migliore e più maturo che, fino adesso, abbiano mai realizzato i
Fraise.
L’augurio, per il futuro è che, grazie a quest’ultimo album, la band abbia finalmente trovato la strada da percorrere, all’interno di un genere indubbiamente bastardo, in cui è facile perdersi e che, nell'ultimo ventennio almeno, ha regalato più delusioni che gioie, anche se, negli ultimissimi anni, si sta assistendo a qualche importante sussulto!
Che il Dragone del Power si stia finalmente risvegliando dal suo torpore? Speriamo...