Nel “mondo” evocato in questo “
Reach” dai
Rising Wings, le programmazioni delle sale cinematografiche sono monopolizzate da pellicole piene di sentimenti forti e di voglia di rivalsa, in cui niente sembra precluso a chi ha talento e volontà, le
charts (soprattutto quelle americane) sono assiduamente frequentate dai grandi interpreti della musica hard “radiofonica” (Bon Jovi, innanzitutto) e anche il
Vecchio Continente ha i suoi “eroi” di successo (Europe, Def Leppard, Scorpions, …), all’interno di un settore musicale che alimenta lo svago, la spensieratezza, il romanticismo ingenuo e “ottimista”.
Tutto ciò è un “male”? Si tratta di un esercizio di fatuo anacronismo in un contesto attuale molto diverso da quello immaginato dall’
edonismo degli anni ottanta?
Personalmente non lo credo, soprattutto perché guardarsi indietro con una certa “nostalgia” è una cosa piuttosto “normale” per la natura umana (e senza per forza essere poi incapaci di affrontare con serenità il presente e il futuro …), oltre che una consuetudine ciclicamente assai diffusa nelle indistruttibili pagine della
Grande Storia del Rock.
La differenza tra una banale caricatura e una vitale celebrazione la fanno, come sempre, l’attitudine e il buongusto e devo dire che
Florian Bauer, il “tuttofare” (con l’aiuto di alcuni ospiti dietro i tamburi) che si “cela” dietro al
monicker in questione, dimostra di poter contare su buone dosi di entrambi i prioritari elementi, sfornando una decina di frammenti sonori di sicuro interesse, sia sotto il profilo tecnico, sia per quanto riguarda il valore del
songwriting.
Come anticipato, nei “solchi” dell’albo si avverte una certa influenza di “gente” come Bon Jovi e Scorpions (ma anche dei loro “figliocci” Bonfire, tra l’altro l’opera è stata co-prodotta da
Chris Lausmann, noto soprattutto per aver lavorato con loro), a cui si aggiungono Danger Danger, Ratt e Treat, e il tutto si traduce in una serie di brani abbastanza dinamici e vitalizzanti, ricchi di accattivanti melodie,
refrain d’impatto e tanti
flashback.
“
Ride on”, “
Whatever it takes”, il tocco
sleaze di “
Remember” e “
Hey you”, e poi ancora la solare “
Reach the sky”, la cromata “
Crying time” e la conclusiva "
Times of rain” rappresentano i momenti più efficaci di un
album godibile, da consigliare a chi ama rivolgere il proprio sguardo al passato, con la consapevolezza che i dogmi fondamentali del genere sono già stati ampiamente sanciti e che riproporli con
verve e piacevolezza è già di per sé un buon risultato.
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