Scelta a dir poco discutibile, per non dire bizzarra, quella degli olandesi
Lord Volture che, dopo 3 dischi da studio, rilasciati tra il 2010 e il 2014, pertanto dopo ben 9 anni di silenzio assoluto, decidono di rifarsi nuovamente vivi con un live album intitolato
Live’em Up, registrato durante vari concerti tenutisi in Europa tra il 2014 e il 2016, di supporto ai Circle II Circle.
Inevitabile, per un essere dotato di un minimo di intelletto, porsi la più logica delle domande: ovvero, che senso ha fare uscire questo disco nel 2023, dopo quasi un decennio di inattività?
Non sarebbe stato meglio, concentrarsi su un vero e proprio full-length di inediti?
Se poi vogliamo infierire ulteriormente con le nostre maligne perplessità, sarebbe anche lecito chiedersi, se era davvero il caso di pubblicare un lavoro dal vivo, dopo appena 3 album all'attivo, di cui, forse solamente l’ultimo, intitolato
Will To Power, può ritenersi appena sufficiente.
Ma veniamo a
Live’em Up.
La set-list è incentrata (fortunatamente), per lo più, proprio sul lavoro più recente, del quale vengono proposte ben 5 tracce su 10, tra cui la title-track, che è forse il brano più convincente dei
Lord Volture i quali, dal canto loro, soprattutto a livello musicale, fanno il possibile per rendere questo live coinvolgente e degno di nota, ma purtroppo, devono scontrarsi con due elementi che avranno inevitabilmente la meglio sulle loro buone intenzioni.
Anzitutto la qualità delle composizioni, talvolta anche gradevole, ma troppo lineare e certamente non eccelsa. Per quanto la band tenti, in tutti i modi, di rendere la propria proposta appetibile, non riesce mai ad accendere veramente la fiamma nell’ascoltatore, nemmeno nei momenti più riusciti, come in
Taiga,
Wendigo o
Line’em Up.
Inoltre, altro fattore che incide negativamente, è la voce del leader,
David Marcelis che, per stile, ricorda una sorta di “Blaze Bayley dei poveri” (ovviamente con molta meno classe). Il timbro del vocalist, che già da studio aveva suscitato qualche perplessità, dal vivo mostra tutti i suoi limiti, risultando estremamente sofferente, soprattutto sulle tonalità medio-alte, abbondantemente presenti nei brani dei
Lord Volture, vedasi pezzi quali
Where The Enemy Sleep,
Taklamakan o
My Sword Enemy.
Dunque, a conti fatti,
Live’em Up, non fa altro che confermare tutti i dubbi che erano già emersi in passato nei confronti di una band che non ha mai convinto veramente e quindi, torna prepotentemente d’attualità la domanda posta all’inizio: che bisogno c’era di pubblicare questo disco?
Ai posteri l'ardua sentenza? No, la risposta la si può trovare anche immediatamente, in una triste logica, puramente commerciale.