Sono sempre stato molto severo nei confronti dei
Jordsjø, ma questa volta voglio provare a essere un po’ più obbiettivo.
Non ci sono stravolgimenti di alcun tipo nella formula del combo, ma è innegabile la maturità raggiunta dal duo in fase di arrangiamento, come dimostrato dall’introduttiva
“Invokasjon”, un attacco deciso a base di flauto, Hammond e Mellotron.
Tutti i
cliché del prog scandinavo emergono sia in
“Sankeren” sia in
“Prosesjon & Ekstase”, mentre nella bipartita titletrack prevale la componente folk della proposta.
“Ura” si candida a brano più convincente del lotto, rarefatta ma equilibrata, con riuscite incursioni elettriche, a differenza della dilatatissima
“Stjernestigen”, che pecca di una coerenza stilistica a tratti quasi scoraggiante.
È però ancora l’incapacità di sorprendere a pesare come un macigno…
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