In tempi di registrazioni “laccate”, produzioni esplosive e suoni impeccabili anche a livello
underground, fa quasi “piacere” ascoltare un disco “sporco” e imperfetto come “
Thunder city”, in cui le idee e le intenzioni del suo autore non rischiano di essere amplificate dalla tecnologia.
I norvegesi
Blood Python, ovvero il “factotum”
M. Horn, nel loro secondo
album si rivelano senz’altro un allestimento artistico “artigianale”, sostenuto però da un intrigante intreccio espressivo che mescola influssi
NWOBHM,
dark ed
epic-metal, aggiungendo all’amalgama sonica anche talune lievi sfumature di ascendenza
black, probabile retaggio dell’origine geografica della
band.
Ecco che le influenze dei primi Death SS, di Cloven Hoof, Angel Witch, Heavy Load, Mercyful Fate e Venom, pilotate da una voce scabra, flebile e tormentata, diventano alla prova dei fatti un crogiolo musicale di notevole attrattiva, “crudo” ed essenziale, ma intriso di uno spiccato fascino sinistro e primordiale.
Sensazione evidente fin dall’atto d’apertura “
Witch’s brew” (brano che in realtà, mi ha ricordato anche un po’ “
Looks that kill” dei Mötley Crüe!) e che prosegue nella ieratica “
Omens” e nella pulsante e
anthemica “
The wolves ain’t far behind”, virtuosa figlia dell’
HM britannico
ottantiano più caliginoso.
In “
Conqueror” emerge lo spirito evocativo e solenne dei
Blood Python, capaci, poi, nella ferale “
Empire”, di esplorare ancora più a fondo i morbosi anfratti dell’oscurità, resa non meno inquietante dalla diafana e torbida atmosfera che pervade “
Swamp sacrifice”.
Il soffio gelido ed efferato del “metallo nero” affiora in “
Lord of night” e nella lunga e volubile “
The gods that fell to Earth”, epilogo che condensa le migliori prerogative di “
Thunder city”, ospitando altresì una seducente eredità sonora d’ispirazione
seventies (
Sabs, Budgie, Atomic Rooster, …).
Tante suggestioni, magari indefinite e sospese, che tuttavia sono più che sufficienti per attirare l’attenzione su un percorso creativo la cui sfida per il futuro è quella di migliorare la qualità del suono senza dissipare l’aura ancestrale che avvolge
Mr. Horn e la sua enigmatica creatura di nome
Blood Python.
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