Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2023
Durata:53 min.
Etichetta:Go Down Records

Tracklist

  1. ODESSA
  2. SAGRES
  3. CHURCHOFCHRIST
  4. BRATISLAVA
  5. MEDELLÍN
  6. VANCOUVER
  7. KYOTO
  8. SINGAPORE
  9. STOCKHOLM
  10. ADDIS ABEBA
  11. SANTIAGO
  12. BERLIN

Line up

  • Claudio Colaianni: guitar vocals
  • Stefano P Jesus: guitars
  • Cosimo Armenio: drums
  • Giovanni D’Elia: bass

Voto medio utenti

"Right Time Wrong Place" dei nostrani Anuseye è il primo di due capitoli che trattano della percezione del tempo e dello spazio, è un viaggio fra realtà e sogno e ogni canzone ha il nome di una città che rappresenta il luogo/simbolo del viaggio dei musicisti e, perchè no, di ognuno di noi. Nonostante il numero limitato di album pubblicati, gli Anuseye sono considerarti dei veterani e dei precursori dell'heavy-psych italiano e questo ultimo lavoro è probabilmente il più heavy ed il meno psych di tutti, infatti nonostante il binomio viaggio/sogno gli episodi lisergici e allucinati da trip sono ridotti al minimo.
Già dai giro di basso di episodi quali "Odessa" e "Addis Abeba" si capisce che l'impronta del disco sono riff robusti, sorretti dal linee melodiche oscure ma accattivanti e dal cantato che non è quasi mai una litania. Lo stoner rock dei Nostri è incisivo e molto più orientato al Doom che al desert rock americano, "Churchofchrist" è un frizzante rock sorretto da un cantato spiritato e da un tappeto musicale molto coinvolgente, mentre "Bratislava" ha una melodia triste e lugubre con il lungo arpeggio e il sinistro spoken di sottofondo, "Medellin" è, a mio giudizio, il brano migliore che ricorda i Pink Floyd più psichedelici. Il disco scorre via senza punti deboli - e senza neanche particolari highlight - ma d'altronde il genere proposto gioca tutto sulla compattezza del sound più che sugli episodi e "Right Time Wrong Place" è sicuramente un concentrato di suoni duri, massicci fra episodi più rock ("Vancouver", "Stockholm") e più hard/psych ("Kyoto","Singapore"), non disdegnando le melodie ("Berlin"), un disco che osa pur rimanendo negli ambiti ben definiti del genere.
Gli Anuseye meritano ora di uscire dall'underground italiano per approdare ai lidi internazionali che gli competono, bravi!


Recensione a cura di Marco ’Metalfreak’ Pezza

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