Quinto album per questa one man band valtellinese dedita a un black metal che, però, non è il solito, classico metallo nero.
Gli Ars Manifestia offrono una proposta musicale che coinvolge emotivamente grazie a tessiture armoniche malinconiche dove l’aggressività del genere non è mai preponderante ma offre parecchie raffinatezze.
Esempio lampante è l’iniziale “
London 28 december 666” che utilizza arpeggi di chitarra melodici e dai tempi lenti che, pian piano, deviano sul finale verso uno screaming doloroso supportato da note più cupe.
Anche “
The warmth” segue lo stesso canovaccio sonoro, offrendo accordi soffusi e delicati, presto doppiati da uno screaming che arriva a incidere ferite nel tessuto sonoro, seguito da un riffing che si fa più duro.
La conclusiva “
My void” anch’essa viene aperta da un tappeto melodico che prende corpo trasformandosi in un mid tempo, lento e con le urla disperate del leader Harmful a graffiare la composizione.
A far da intermezzo un arpeggio che poi prende il largo con un riff quasi grunge per durezza e le vocals sono pulite ma sporcate.
Un disco che vuole essere altro da solito componimento estremo ma non per questo cerca scappatoie, perché qui il nero è legato all’anima e tiene il punto.
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