I
Ritual Clearing sono una black metal band statunitense proveniente dal Connecticut, che dopo aver dato alle stampe il primo e omonimo EP nel 2019, si ripresentano in questa fine 2023 con il primo full-length:
“Penintence”, tramite l'etichetta
Eternal Death.
Come si può avvertire sin da principio con l’opener
“Burn”, gli statunitensi sono portatori di un black old-school con poche contaminazioni sinfoniche, richiamante appunto il sound dei primi gruppi del genere. Da un lato, dal fronte svedese,
Bathory su tutti,
Lord Belial, e citati tra le descrizioni del promo, i
Sacramentum; anche se io, da fan degli svedesi, li trovo molto distanti dal tipo di Black/Death di quest’ultimi, mentre li accosterei più a realtà come
Watain e
Armagedda. Mentre dall’altro lato del fronte, quello norvegese, sono assimilabili a formazioni come
Mayhem,
Darkthrone, i primi
Immortal, gli
Ulver di
“Nattens Madrigal…”, ecc.ecc.
Le atmosfere come da tradizione sono “monocorde”, ossessive e basate prevalentemente su tempi veloci, senza altresì disdegnare rallentamenti malsani e una certa melodia di sottofondo, in grado di far riaffiorare il gelo primigenio dell’antica fiamma nera. Sono presenti anche rallentamenti, inseriti strategicamente all’interno dei brani, ed interi episodi che si sviluppano su tempi più moderati e dalla dimensione maggiormente atmosferica e sontuosa, come per esempio la bella e angosciante
“Cold Forever”, la quale si chiude con deIicati e malinconici arpeggi di acustica. Così come si possono rinvenire momenti più “leggeri” nella lunga parte introduttiva di
“Void”, richiamante le sonorità del Conte norvegese…(giusto per citare un paio di esempi).
“Penitence” non è di certo un platter originale, nè tantomeno un capolavoro, ma è comunque un album ben suonato e dal songwriting, nella sua linearità, più che valido. Un prodotto che raggiunge l’obbiettivo che i
Ritual Clearing si erano proposti, ovvero comporre un disco dall’attitudine old-school, con suoni saturi e volutamente lo-fi; gelido, senza fronzoli e all’insegna della ferocia tipica della vera materia nera. Che vede i suoi apici oltre che nelle già citate
“Burn”,
“Cold Forever” e
“Void”, nella conclusiva
“Mensis”, vera e propria summa di tutte le cromie appartenenti a questo interessante progetto.
Un LP di altri tempi (a partire dalla copertina)…e che tempi!!
Recensione a cura di
DiX88
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?