Il lavoro proposto dagli April Ethereal vorrebbe essere una commistione di black metal e parti acustiche che ricalcano da vicino le orme degli Opeth. In realtà Advent, questo il titolo, è solo una semplice ristampa di un demo autoprodotto nel lontano ottobre 2000, riproposto dalla Conquer Records in occasione della sottoscrizione di un contratto siglato con la band nel marzo dell'anno successivo. La condotta adottata, nei confronti di tale prodotto, dall'etichetta è il fulgido esempio di cosa una label non dovrebbe mai fare: riciclare. Advent è caratterizzato da una produzione quanto mai scarna e intollerabilmente scadente e,anche se producendo black metal è consuetudine mantenere una certa impronta grezza nel mixing, ciò non giustifica gli standard qualitativi estremamente bassi
di questo disco: il suono è eccessivamente confuso nella sua totalità e mal cela l'impiego di una rudimentale drum machine che sopperisce a quella che probabilmente, nel periodo in cui il demo è stato inciso, era l'assenza di un batterista nella formazione. A detta della Conquer, al momento, la lineup dovrebbe essere comprensiva di un vocalist vero e propio, che rimpiazzerebbe dunque Jan relegandolo al solo ruolo di batterista, anche se non si capisce come quest'ultimo sia stato realmente partecipe del concepimento di Advent. Ma, a priori, viene da chiedersi perchè, se la bad è veramente valida, la Conquer records non si sia prodigata nell'incidere nuovamente il demo al fine di ottenere un risultato decente, che consenta una valutazione obiettiva del prodotto. Musicalmente parlando, inoltre, la proposta degli April Ethereal non brilla certo di luce propia: l'essenza della loro musica risiede nella trasposizione del motivo portante degli Opeth in chiave black con improvvise sfuriate che sfociano in interludi acustici nemmeno troppo curati e coinvolgenti. Il growl (in questo caso del batterista Jan, come le note biografiche fanno notare) non è sufficiente, le composizioni confusionarie non legano con la dovuta perizia le linee black con gli i momenti più riflessivi provocando così nell'ascoltatore una sensazione di disorientamento tra due atmosfere che, essendo agli
antipodi e, in questo caso, mal amalgamate, sembrano prendersi a pugni. Se a questo si aggiungono le considerazioni fatte precedentemente sulla qualità infima della registrazione il risultato, purtroppo scontato, è una netta insufficenza che è da imputare, in primo luogo, alla condotta scriteriata di una label che ha buttato sugli scaffali dei negozi un demo autoprodotto da una formazione che, al momento della ristampa, aveva già due
anni d'esperienza in più che avranno sicuramente inciso sullo stile e che ha guadagnato un nuovo vocalist di cui nessuno, a parte i casuali ascoltatori capitati ai concerti nord europei, sa niente, nè ha sentito niente.
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