Non c’è alcuna novità significativa nell’ultimo lavoro degli
Ozric Tentacles. Il celebre sound dell’ensemble - concitato ma dilatato e lisergico - fa bella mostra di sé nell’introduttiva
“Storm In A Teacup”, impreziosita dal contributo di una formazione allargata libera (?) di sperimentare.
In
“Deep Blue Shade” il senso di
déjà-vu è quasi insopportabile, mentre nella successiva titletrack spicca il flauto di
Saskia Maxwell che rievoca un avvolgente profumo di incenso.
“Crumplepenny” vede
Ed Wynne particolarmente ispirato alla chitarra, tra funk e world music, prima dell’epica
“Green Incantation”, con quel pizzico di fusion che caratterizza anche la conclusiva
“Burundi Spaceport”.
Coerente come tutta la produzione degli
Ozric Tentacles. Anche troppo.
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