Quant’è bello e gratificante poter affermare che uno dei dischi del 2023 maggiormente accreditati per sostenere (e in molti casi annichilire …) l’egemonia scandinava di settore è italiano?
Ok, le questioni di “campanile” ai giorni nostri andrebbero accantonate, considerando tra l’altro la riconosciuta fama internazionale che accompagna già da un po’ i membri degli
Edge Of Forever, eppure non posso proprio nascondere un particolare compiacimento nell’eleggere “
Ritual” l’
album (finora) più avvincente dell’anno, da raccomandare istantaneamente, oltre ai
fans della
band, a tutti gli estimatori dell’
hard n’ heavy melodico, che fremono, in una sorta di itinerario
trans-epocale, per Rainbow, Dio, Magnum, Hardline ed Eclipse.
E, a beneficio degli eventuali neofiti, è necessario sottolineare che non si tratta nemmeno lontanamente di “fotocopie” dei suddetti, ma di una fenomenale affinità elettiva nell’affrontare il variegato universo del
rock n’ roll, per poi giungere ad una prestazione artistica vitale e straordinariamente coinvolgente.
Tecnicamente ineccepibili (e non è una novità), forti di una fenomenale raffinatezza interpretativa (e anche questa non è una sorpresa …)
Alessandro Del Vecchio,
Aldo Lonobile,
Nik Mazzucconi e
Marco Di Salvia, con “
Ritual” raggiungono la piena maturità espressiva e un’invidiabile coesione d’intenti, davvero “eccezionale” tenendo presenti i numerosi impegni che coinvolgono i musicisti del gruppo.
Insomma, i “nuovi”
Edge Of Forever, dopo due lavori splendidi come “
Native soul” e “
Seminole”, superano loro stessi con una collezione di brani ancora più ispirati ed emozionanti, alimentati da un
concept lirico che, sfruttando le accorate vicende di due gemelli Nativi Americani, parla di orgoglio, coraggio, sofferenza, ma anche di gioia e di appagamento nell’agire onorando la propria vera essenza.
Nulla, insomma, è lasciato al caso (compresa l’efficace e calibrata resa sonora) e credo sia sufficiente anche solo un primo contatto con la melodia incalzante e suggestiva di “
Where are you?” o con il clima
bluesy e vagamente Bon Jovi-
esco di “
Water be my path” per rendersi immediatamente conto del valore dell’albo.
A chi fosse ancora “dubbioso” (e al tempo stesso sostenitore di Glory o del migliore
Malmsteen) consiglio l’ascolto della vorticosa “
Freeing my will”, mentre “
The last one” si segnala per il
refrain adescante e per la vigorosa solennità della struttura armonica.
“
Love is the only answer” è la
ballad della situazione, e quando un soggetto di questo tipo riesce a superare la retorica e la consuetudine, la sensibilità degli
Edge Of Forever appare ancora più spiccata e radicata, una prerogativa che sono certo sia stata fondamentale anche per raffigurare “
Forever’s unfolding” come una celebrazione del binomio Rainbow / Dio tutt’altro che fastidiosamente convenzionale.
A rendere ancora più ambizioso e variegato “
Ritual” arriva infine la
suite in sette movimenti che costituisce la
title-track dell’opera, una sontuosa tavolozza sonora tra
hard,
prog,
metal e
pomp da gustarsi ripetutamente dall’inizio alla fine, a conferma definitiva di una magistrale prova collettiva.
Cosa aggiungere in conclusione? Solo che nessun sostenitore del genere dovrebbe privarsi di questi quarantacinque minuti di magnifica musica …