ILD (che significa fuoco in norvegese) è un progetto ideato e sviluppato dal polistrumentista norvegese di Oslo
Øystein Horgmo, durante i duri mesi di reclusione dei vari lock-down pandemici, giungendo nel 2021 al primo full-length
“Fandens lykteskjær”, il quale lasciava davvero presagire bene per questo progetto; per quanto mi riguarda uno dei dischi black degli ultimi anni che più mi hanno entusiasmato.
Horgmo si rimbocca le maniche e decide, a distanza di due anni, di dare un seguito a
“Fandens lykteskjær”,
“Kvern”, includendo nel nuovo lavoro un altro membro oltre a sé stesso: il drummer
Jaran Betten, il quale si occuperà anche delle tastiere.
“Kvern” esce tramite la
Vendetta Records, ed è stato registrato al
Klyve Lydstudio e masterizzato da
Likskue Productions.
Da quel che mi pare di capire dalle poche informazioni che sono riuscito a reperire, e dal mio feeling con la band – scrivo “mi pare” poiché non ho i testi di
“Kvern” (che sono in norvegese ovviamente), mentre invece ho letto con attenzione quelli del suo predecessore –, Horgmo prosegue sulla stessa scia, trattando tematiche affini alle leggende locali, agli spiriti della foresta di Telemark, introspettive, filosofiche, in cui ci si occupa di redenzione, vita, morte e sfere concettuali inquietanti, fino a lanciare uno sguardo verso quel foro nero, insondabile, che è la disperazione, e al tutto viene dato forma tramite il linguaggio dimenticato della poesia.
È poesia dunque quella che gli
ILD declinano con la loro musica, e lo fanno con un black metal lento, più lento di quello di
“Fandens lykteskjær”, pesante, distorto, dalle strutture lunghe e ripetitive su cui si inseriscono molti elementi dark/ambient, andando a richiamare alla memoria lavori come
"Hvis lyset tar oss", che come affermato da
Horgmo,
il conte, assieme a
Drudkh e
Armagedda, è la sua principale influenza. Ed anzi, aggiungerei che in questo secondo disco il suo ascendente abbia preso il sopravvento su gli altri due.
Non si deve però assolutamente pensare ad una copia…Anzi, gli
ILD hanno una personalità fortissima, riuscendo a creare immaginari in cui la natura assume forme mistiche, dove la filosofia si erge sovrana ma al tempo stesso mite nella sua pur inesorabile protesta…una musica capace di immergere l’ascoltatore nel mondo degli spettri che popolano le foreste, e nel cuore del folklore antico dei luoghi di appartenenza dei due musicisti.
Un viaggio inenarrabile, che si può solamente vivere con uno spirito libero, abbandonando l’aspetto cerebrale dell’intelletto, riposando gli occhi e mandando avanti lo spirito. Poiché “Kvern” è un’opera mistica che mira alla trascendenza spirituale, e che si sia o meno in accordo con il “contenuto” veicolato da queste sei tracce, per comprenderlo, è lo spirito che si manifesta come sentimento a necessitare di essere mandato in avanscoperta.
Il duo norvegese non si inventa niente di troppo complesso, non ne ha bisogno. La batteria suona spesso un quattro quarti solenne, nella sua estrema elementarità; i riffs di chitarra e i giri di basso sono minimali, cadenzati, ma al tempo stesso coinvolgenti, e si inseriscono all’interno di una spirale ripetitiva, volta ad avvolgere l’ascoltatore nei meandri delle sue narrazioni, del loro mondo, reale e fantastico al contempo.
Oltre a ciò, lo scream di
Horgmo, dolorante, profondo, sgraziato e primordiale, è tutto ciò di cui si ha bisogno per intraprendere questo viaggio nel cuore della visione esistenziale degli
ILD.
Recensione a cura di
DiX88