“In queste buie stanze dove passo giornate soffocanti, io brancolo in cerca di finestre.
Una se ne aprisse a mia consolazione.” (Kostantinos Kavafis)
Questo album è un bellissimo gioiello disperato, in cerca di luce, redenzione, cura del dolore interiore del cosiddetto “mal di vivere” che a volte ci affligge.
I greci sono degni figli della loro terra, capaci di portare emozione, struggimento e rabbioso risentimento; perché qui l’attaccamento alla patria è il sale di questo grande ritorno.
Qui abbiamo del grande death/doom che gronda emozione, dove il frontman Peter Miliadis si fa cantore tragico; dalla bellissima apertura orchestrale “Fallen from grace”, per toccare il pathos di “Crestfallen” fino alla stupenda e conclusiva “Thorns of fire”.
Qui sembra che il tempo non sia mai passato, dove un certo sentire nel metal estremo prendeva corpo nei primi anni 90, quando emergevano formazioni come Anathema, My Dying Bride e Paradise Lost.
Sono passati tre anni, ma questo capolavoro deve essere vostro, da godere in questa stagione autunnale ricca di malinconia.