EP davvero emozionante e ben riuscito quello dei norvegesi
Gåte che, dopo la precedente uscita "
Nord" di dicembre 2021 dedicata ad una parentesi acustica, tornano al loro consueto folk rock emozionale e drammatico, che non ha minimamente risentito della fuoriuscita dalla lineup di
Sveinung Sundli, presente sin dalla creazione.
Cinque brani uno migliore dell'altro, permeati dall'orgoglio e la struggente bellezza naturalistica della Norvegia, ammantati di epica disperazione, su cui trionfa la splendida voce di
Gunnhild, lontana fortunatamente da inopportuni gorgheggi operistici quanto piuttosto grintosa ed eroica nei passaggi più severi e delicata e soave in quelli più atmosferici, cinematografici oserei dire, tanto che chiudendo gli occhi (e rigorosamente a luce spenta) vi ritroverete immersi in ambientazioni nordiche, tra fiordi e paesaggi incantati. In più di un'occasione, specie l'iniziale "
Hamløypar", mi ha ricordato una fuoriclasse come
Eivør Pálsdóttir.
Da segnalare la collaborazione, a livello di testi, con la liricista
Erlend Skjetne (ahimè apprezzabili solamente da chi padroneggia la lingua natia dei Gåte), e la produzione stellare con arrangiamenti degni di colonne sonore, sebbene tutta questa ricchezza di cori, flauti ed archi non infici ed appesantisca minimamente il risultato finale, che rimane comunque saldamente ancorato al background rock/metal, tra lievi inflessioni elettroniche e riproposizioni popolari ancestrali ottimamente bilanciate tra di loro.
Ciliegina sulla torta la collaborazione con i connazionali e loro compagni di etichetta Djerv in occasione del brano conclusivo "
Svarteboka" ma, come detto, non c'è alcuna flessione in questi 25 minuti contrassegnati piuttosto da picchi come "
Ulveham".
"
Vandrar" viene segnalato nella bio come perfetto per amanti di (ottime) band come
Wardruna,
Heilung e
Myrkur ma, vi dirò, che i Gåte con questo EP potrebbero anche stupirvi in positivo.
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