Ancor prima di ascoltare anche solo una nota di “
Wheels within wheels”, devo ammettere che, adorando la voce di
Robbie LaBlanc, difficilmente potrò criticare aspramente una produzione discografica che lo vede coinvolto.
Poi, volendo, c’è da affrontare anche la questione dell’uso smodato (per non dire “abuso”) che la
Frontiers Music sta facendo della “collaborazione eccellente” (rimescolando i componenti del suo prestigioso
roster) e che induce anche il
melomane più sfegatato ad una riflessione di tipo “etico”.
Insomma, i
Vitalines, oggetto della collaborazione tra l’ex Fury (nonché cantante di Blanc Faces, Find Me e East Temple Avenue) e
Tommy Denander (Radioactive, AOR, Cry of Dawn, Overland, … ma il suo
curriculum è davvero sterminato …) sono il classico caso di pregiudiziale dicotomia tra “ragione” e “sentimento”, alla fine risolto brillantemente dall’ascolto di un disco che, al di là di qualsiasi altra considerazione, non può proprio non essere gradito dagli estimatori dei suoni melodici di fiero retaggio
ottantiano, quello che vede Toto, Journey, Survivor e Foreigner tra i suoi principali e fondamentali
Maestri.
Nessuna “sorpresa” dunque, ma
standard compositivo piuttosto elevato, notevole perizia tecnica e interpretazioni di spiccato valore “empatico” rendono “
Wheels within wheels” una
coccola ai timpani di tutti coloro che fremono per le armonie voluminose ed eleganti, i ritornelli adescanti e le atmosfere ingenuamente romantiche e solari.
Una formula collaudatissima e ampiamente sfruttata che però riesce a funzionare assai bene fin dalla “minacciosa” apertura “
Judgement day is here” per poi continuare a esplicitare con efficacia i suoi codificati operatori espressivi nelle altisonanti sequenze Toto-
esche di “
Love not fantasy” e “
Hello world - we need to talk”, mentre “
Cards from another game” avvolge l’astante in un bozzolo di note soffuso e notturno che aggiunge anche le aristocratiche effigi di Foreigner e Survivor alla lista dei suggestivi
flashback.
Il clima sfarzoso e l’esuberante prestazione di
Mr. LaBlanc in “Love and thunder” consentono al programma di proseguire imperterrito nelle operazioni di soggiogamento emozionale, appena meno intenso negli aloni manieristici di “
When spirits fight” (vagamente alla Bad English) e nuovamente piuttosto convinto grazie al fascino crepuscolare e ai
refrain di “
You never know with magic”, “
Life waits for no one” e del
pomp-blues “
You’re the reason I am”, tracce estremamente accattivanti e coinvolgenti.
Peculiarità che purtroppo non possiedono appieno né la solo gradevole
title-track dell’albo e né una “
Nothing but silence” dall’enfasi un po’ forzata e ridondante.
I
Vitalines non offrono nulla di veramente significativo all’evoluzione del genere, destano molti dubbi sul loro futuro artistico e sul fatto che il “mestiere” abbia avuto il sopravvento sull’ispirazione, e ciononostante “
Wheels within wheels” è da considerare un bel modo per trascorrere un’oretta all’insegna della classe, del talento e della professionalità, confortati da quel di pizzico di nostalgia che chi ama il settore finisce per assecondare spesso e volentieri.
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