Ne hanno fatta di strada i finlandesi
Temple Balls, nati nel 2009, ma discograficamente parlando attivi solo dal 2017. Da misconosciuta e buona band hard rock, con la release del loro secondo album 'Untamed' sono riusciti a fare numeri sempre più grandi, arrivando non solo a suonare in tour assieme a gruppi del calibro di Uriah Heep, Queen e Sonata Arctica, ma anche successivamente a garantirgli un contratto con la nostrana
Frontiers Music. Un cammino ed un evoluzione che non accenna a fermarsi, e che si accompagna in maniera non dissimile a quella musicale che grazie ad una combinazione di un AOR esplosivo, sincero e diretto e una lineup stabile e compatta sin dal debut album ha provveduto a mantenere l'asticella fissata dal quartetto sempre più in alto. Toca quindi ora al nuovo
'Avalanche', uscito come sempre a due anni dal predecessore, confermare l'ottimo stato di salute e verificare che non si sia formata nessun tipo di crepa nel songwriting e che i motori siano ancora caldi e pronti all'azione.
Nuovamente prodotto da
Jona Tee, che si è occupato in tempi recenti anche dei lavori di gruppi come H.E.A.T. e New Horizon,
'Avalanche' si avvicina anch'esso di parecchio allo stile delle band citate poc'anzi, e che pur mostrando molti elementi in comune come la facile presa dei ritornelli e l'energia dietro ogni singolo pezzo, riesce comunque a ritagliarsi uno spazio personale e che riesce a non farlo classificare come un clone di altri. Il disco è molto equilibrato tra mid tempo che difficilmente annoieranno, come 'Lonely
Stranger' o
'Strike Like A Cobra', ad altri dove la velocità prende corpo, prendasi la Titletrack che nei suoi pochi minuti riesce a dare in sintesi l'essenza musicale dei
Temple Balls. Un grande plauso va sicuramente fatto a
Arde Teronen, dalla voce carismatica, potente sia sui toni alti che bassi (
'Stone Cold Bones' ne è un esempio), che assieme agli assoli eleganti e privi di adrenalina della coppia
Paavonaho/Vuorela, segnalando in particolare quello di
'Trap' regala una combo infallibile. Aiuta anche la produzione, cristallina e potente, capace di regalare durante tutto l'ascolto dell'album quella sensazione di trovarsi davanti a un manipolo di pezzi uno più valido dell'altro, e non composti tanto per.
I
Temple Balls avvalorano una volta ancora di più il loro posto fra una delle band AOR più valide attualmente, e ormai con una carriera discografica che sta cominciando a riempirsi non c'è l'ombra di nessun cedimento nei paraggi, e speriamo non ce ne sia mai. Per gli amanti di queste sonorità, un ascolto assolutamente obbligato.
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