Copertina 7

Info

Anno di uscita:2023
Durata:52 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. INCEPTION (INSTRUMENTAL)
  2. CRAZY WHAT LOVE CAN DO
  3. DON’T WANNA LIVE WITHOUT YOUR LOVE
  4. SOUND OF A BROKEN HEART
  5. GOIN’ AWAY
  6. A FRIEND LIKE YOU
  7. HOW MANY TIMES
  8. I’LL BE AROUND
  9. IN MY HEART
  10. SEPTEMBER LOVE
  11. THE VOYAGE
  12. WHEN HEAVEN MAKES AN ANGEL

Line up

  • Hugo Valenti: vocals
  • Robby Hoffman: guitars
  • Lance Millard: keyboards
  • Greg Smith: bass
  • Dana Spellman: drums
  • Steve Ferlazzo: keyboards
  • Ray Herrmann: saxophone

Voto medio utenti

In una scena musicale piena di “cover band” non dichiarate, ecco che ne irrompe una che dopo essere nata in tutto e per tutto come tale, prosegue nella sua evidente opera “celebrativa” attraverso una dozzina di brani “nuovi”.
L’oggetto di tanta venerazione sono i Journey e al timone di quest’iniziativa c’è Hugo Valenti (Valentine, Open Skyz, Josh Ramos, …) uno dei più autorevoli emuli dell’indimenticato Steve Perry e quindi almeno dal punto di vista del cristallino spettro vocale sicuramente accreditato per affrontare egregiamente un ruolo tanto impegnativo e “divisivo”.
Eh già, perché la scelta degli Hugo’s Voyage (devoti fin dal monicker!) di affidare a questo debutto tutta la loro passione per uno dei sovrani assoluti dell’AOR, condurrà inevitabilmente a dibattiti e confronti, suddividendo gli appassionati tra favorevoli e contrari.
Una questione abbastanza “complicata”, se vogliamo (una “roba” che in qualche modo mi ricorda le accese dispute sull’analogo rapporto di “dipendenza” tra Michael White e Kingdom Come da una parte e i Led Zeppelin dall’altra … o volendo, nello stesso ambito, si potrebbero tirare in ballo anche i Greta Van Fleet …), “agevolata” dall’ascolto di “Inception”, il quale, al di là di ogni altra considerazione razionale, è un disco abbastanza coinvolgente, dove la contrapposizione tra (saltuario) dinamismo e (preponderante) languore sentimentale è sviluppata con una classe e una sensibilità degna di un prototipo tanto fondamentale quanto seminale.
Un solido “cordone ombelicale” che rende il programma molto “familiare” e non per questo fastidiosamente parodistico, nonostante sia alquanto semplice lungo i cinquanta minuti abbondanti dell’opera assistere alla materializzazione di granitiche colonne del suono adulto denominate “Escape”, “Raised on radio” o “Trial by fire”.
Qualche déjà entendu un po’ troppo pressante (uno su tutti … “Don't wanna live without your love”, ennesima riproduzione dell’immortale “Don’t stop believin’” …) e una “leggerezza” forse eccessiva (per certi versi affine al Perry solista …) non inficiano gli effetti emotivi di un “viaggio” abbastanza accogliente e suggestivo, che ha in “Crazy what love can do”, “A friend like you”, “How many times”, “I'll be around”, “The voyage” e nella struggente balladWhen heaven makes an angel” (con un pizzico dei Berlin nell’impasto sonoro …) i suoi momenti maggiormente emozionanti.
Detto che Robby Hoffman e Lance Millard, pur bravi ed esperti, non possiedono fatalmente l’inventiva e il carisma di Neal Schon e Jonathan Cain, non mi resta che sottopormi (e sottoporvi) all’amletico quesito conclusivo … meglio una “replica” (seppur competente e sensata) o gli “originali” (tra l’altro “vivi e vegeti”)?
Personalmente propendo per la seconda opzione, e tuttavia considero “Inception” un disco gradevole e gli Hugo’s Voyage un progetto artistico non privo di significative potenzialità, soprattutto se in futuro saprà affrancarsi da un unico e riconoscibilissimo modello … e voi da che parte state?
Recensione a cura di Marco Aimasso

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