Gynosko è una one man band proveniente dalla città statunitense di Sacramento, fondata recentemente (o almeno credo) dal polistrumentista
Paul Casem.
Il progetto di
Paul Casem esordisce nel settembre 2023 con il suo primo EP, l’omonimo
“Gynosko”, di cui tratteremo brevemente in questo articolo.
L’EP in questione è composto da sole tre tracce che però raggiungono la durata di circa 28 minuti.
Con mio grande stupore mi sono trovato di fronte ad un'opera black metal imperniata sulla filosofia, spaziando tra il panteismo greco e l'esistenzialismo di Martin Heidegger; questo fattore, sicuramente, da studioso della materia, ha consentito che si instaurasse immediatamente al mio interno un buon feeling con l'autore.
Si tratta di una proposta di metallo nero vecchia scuola, aggressiva, e al contempo, tuttavia, connotata da tratti progressive e molte atmosfere ambient indubitabilmente ereditate dai lavori del
Conte norvegese.
Il suono è molto selvaggio e volutamente lo-fi; la tecnica esecutiva piuttosto grezza e a tratti approssimativa, proprio come lo era quella (spesso volutamente) delle prime release di metà anni 90.
Si intuisce che le imperfezioni tecniche, in parte possono forse essere ascrivibili alla difficoltà di occuparsi di tutti gli strumenti, ma da un’altra prospettiva, che sia prevalentemente un fattore volontario, e a mio modo di vedere, dato che anche la produzione a supporto è grezza ma non al punto da rendere incomprensibile la proposta – come purtroppo a volte avviene nella musica di alcune formazioni che vogliono professarsi indefessamente “true” –, e tuttavia riuscendo nell'intento di far fare al cuore un tuffo nel passato, vedo riconfermarsi la mia idea che sia una cosa per buona parte intenzionale.
Che il musicista di Sacramento non sia un improvvisato lo si intuisce bene inoltre da alcuni fraseggi di chitarra molto armonici che volano sparsi qua e là, denotando un ottimo gusto, oltre che a essere in grado di esprimere tutta la drammaticità della sua musica. A tal proposito consiglio di ascoltare quello contenuto nel terzo brano.
Si avvertono varie influenze anche al di fuori del black più canonico, come alcuni momenti del guitarwork di
“False Dichotomy”, che richiamano allo speed/Thrash dei primi
Motorhead, o per esempio nella conclusiva
“Of Mead and Wells” dove si possono rinvenire richiami provenienti da realtà più melodiche che hanno il sentore del classico stile
N.W.O.B.H.M., così come avviene anche in altri frangenti.
Nei riff di chitarra e nell’accoppiata con il basso a volte emerge in lontananza la mano oscura dei
Darkthrone, pur senza spingersi così in estremo…
“Gynosko” è un buon esordio, ben bilanciato in tutti i suoi elementi, non eccedendo mai né nella direzione della velocità (si rimane al di fuori da ritmiche tipo il blast beat), né in un’eccessiva ricerca di melodia o in tediose prolissità strutturali.
Questo consente di ascoltare piacevolmente le canzoni nonostante la loro durata piuttosto estesa, che arriva addirittura ad avvicinarsi ai 12 minuti nell’opener
“Icarian Pursuit”.
È ancora presto per sbilanciarsi su questo nuovo progetto, inoltre ritengo che
Casem debba mettere maggiormente a fuoco il suo “messaggio”, e scrollarsi di dosso una parte (e sottolineo solo una parte) di quel background che per ovvie ragioni gli è tanto caro, così che non sia di impaccio allo sviluppo del proprio “Sé”.
Recensione a cura di
DiX88
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