"
L'opéra l'é dedicà a'la nos tèra c'lè peina da storia e'd légénda ma purtrop daia par scüntà dal gros a'dla gént."
-
Ticinum-
Traduco per i non pavesi:
"L'opera è dedicata alla nostra terra, che è piena di storia e di leggenda, ma purtroppo data per scontata dalla maggior parte della gente".
Questa è la dedica con cui i
Ticinum hanno chiuso il booklet del loro debut "
A' la porta di cènt tùr", pubblicato dalla label tedesca
Darker Than Black Records.
Per un pavese come me, scoprire (grazie Max, tu sai chi sei) una band che non solo è praticamente compaesana ma addirittura compone gran parte delle proprie liriche in dialetto è come trovare una pepita d'oro nel giardino di casa; se a questo si aggiunge che il genere di appartenenza è un epic/melodic black metal fortemente influenzato da stilemi pagan allora è tombola!
Attenzione però: il voto NON è dovuto all'innata simpatia od al cameratismo ma alla innegabile e sorprendente qualità che sgorga dalle 8 tracce del disco.
I
Ticinum - dal nome della città di Pavia in epoca romana - nati nel 2022 grazie al cantante
Theeleb Corax ed al chitarrista
Rattenkonig, raggiunti presto dal bassista
Agilulf e dal batterista
Manzullar o
Rusrüvent (
Rosso Rovente ndAle), confezionano un debutto davvero ben fatto in cui black a tinte medioevali, spruzzi di folk, tessiture mutuate dal metal e dal rock classico e sinfonie oscure e tragiche di tastiera vengono miscelate con perizia inusuale per dei debuttanti.
Le liriche segnano un altro punto a favore dei nostri attingendo a piene mani dal folklore e dalla tradizione dei "miei" luoghi, quelle pianure sonnolente, umide e nebbiose attraversate dal Ticino e dal Po più a sud; in "
Bargniff" facciamo la conoscenza di un mostro che abita nei terreni melmosi dei due grandi fiumi terrorizzando chiunque vi si avvicini, ponendo indovinelli ed infine trascinando sul fondo i malcapitati.
E ne "
Il Muto dall'Accia al Collo" rivive la leggenda di un pescatore pavese la cui rete magica pietrifica tutto ciò che tocca, usata come arma contro la malvagia madre del suo amore, trasformata in una statua ritrovata successivamente nelle acque del Ticino e chiamata appunto il “muto dall’accia al collo”.
Grande merito del sound dei nostri va indubbiamente alle influenze
Dissection-iane del chitarrista che costruisce trame tipicamente black ed all'efficace rabbioso screaming di
Theeleb Corax, innestati comunque su una solidissima base ritmica: "
Strali di Nera Saetta" lo dimostra in pieno con il suo incedere ferale ed istintivo.
Interessante come sempre il tema, in questo caso il dilagare della peste, rappresentata da un cavaliere morto ai tempi della famiglia Botta Adorno che, dopo essere stato tradito dalla propria amata (una donna della Casata del Moro e degli Sforza), fa infuriare la propria vendetta nei panni di un fantasma senza testa.
La mia speranza è che un disco come "
A' la porta di cént tùr" contribuisca a ridestare un briciolo di amore per la nostra tanto bistrattata patria (è assurdo che si conosca meglio la mitologia norrena piuttosto che le storie del nostro paese!) perchè, come dico sempre con una certa rabbia, mentre altrove si girava con le piume di tacchino infilate in testa o con le corna appese al collo, qui in Italia nascevano capolavori d'arte ineguagliati ed ineguagliabili.
Fioei, iv fai propri un bèl laurà, cumplimènt! Ticinum - "
Strali di Nera Saetta"
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