A sei anni dall'
esordio discografico, tornano i finnici
White Death, sempre licenziati da
Werewolf, con il nuovo "
Iconoclast", album che, fin dal titolo, mette in chiaro le cose e ci suggerisce la prospettiva dal quale osservarlo.
Black Metal selvaggio, senza compromessi, sfrontato, con una attitudine punk, e con una evidente voglia di mandare tutti, e tutto, a farsi fottere (mi perdonerete l'espressione).
Questo sono, in sintesi, i
White Death, questa è la loro musica, questa l'attitudine dalla quale non di può prescindere dovendosi approcciare all'ascolto di un lavoro "finlandese" nel profondo, diretto come un treno che non fa fermate, attento alla melodia e, fondamentalmente, strafottente.
Rispetto al disco precedente,
"Iconoclast" abbandona (non del tutto) la componente epica e ci regala canzoni senza fronzoli, riffing tagliente, voce al vetriolo ed un bel concentrato di satana, sesso e blasfemia come da migliore tradizione dell'etichetta che lo produce e del paese in cui i nostri sono nati.
I
White Death, come vi dicevo anche in occasione del debut, non suonano in modo rivoluzionario, ma hanno dalla loro tutta l'irruenza, e la classe, per regalarci un lavoro senza pecche, brutale nei suoi frangenti più tirati, freddo nel suo essere nordico, e devoto, in tutto e per tutto, al male ed alla morte... argomenti imprescindibili in questo periodo di bontà e "vogliamoci bene".
Sotto l'albero, dunque, metteteci questo bel dischetto e mostrate, fieri, un bel dito medio a tutte le ipocrisie ed a tutte le sconcertanti teorie che, sempre più spesso, stanno ammorbando il mondo.
Un piccolo, ma prezioso, culto.
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