Non tutti i
supergruppi sono esattamente “super”, ma quando ad essere coinvolti nel progetto ci sono musicisti esperti e competenti è quasi impossibile che il risultato finale sia completamente deficitario.
E a sostegno di tale tesi potremmo tranquillamente avvalerci del lavoro di questi
Freakshow, che annoverano nelle loro fila personaggi di prestigio del calibro di
Carlos Cavazo (Quiet Riot, Ratt),
Greg Chaisson (Badlands, Atomic Kings, Sircle of Silence) e
Stet Howland (W.A.S.P., Metal Church, …).
Il
leader della formazione è in realtà
Ronnie Borchert (Miss Crazy, Amsterdam, Trixie), cantante e chitarrista canadese che fin dai primi anni 2000 porta avanti la sua idea di
all-star band (ai tempi i musicisti coinvolti erano
Jeff LaBar dei Cinderella,
Frankie Banali dei Quiet Riot e
Tony Franklin, noto per il corposo
curriculum che comprende, tra gli altri, The Firm, Blue Murder e Whitesnake), arrivando con il nuovo “
So shall it be” a confermare in parallelo anche la sua prioritaria passione per l’
hard n’ heavy degli
eighties.
Il disco, come anticipato, è “fatalmente” piuttosto gradevole, ben suonato e discretamente coinvolgente e tuttavia appare abbastanza pressante la sensazione che il “mestiere” abbia avuto la meglio sull’ispirazione e che il consueto usufrutto dei
cliché sia stato istruito ad arte per suggestionare i tanti “nostalgici” del periodo aureo di questi suoni.
Ciò detto, se appartenete alla suddetta (degnissima) categoria
rockofila, sono convinto che gradirete il
mix Motley Crue, Kiss, Lizzy Borden e W.A.S.P. che traspare dalla tagliente “
Get it ready” e dall’incalzante “
Wendi”, mentre in “Y
ou shine” la
band aggiunge un pizzico di supplementare viziosità e vaporosa psichedelia all’impasto sonico (qualcosa tra
Alice Cooper e Enuff Z'nuff), documentando quanto il
glam-rock abbia avuto un ruolo importante nella formazione musicale di
Mr. Borchert (
aka Markus Allen Christopher).
Impressione confermata dalla
title-track dell’opera (che però incorpora nella struttura armonica anche un velo di ombrosità quasi
grunge), e se “
M.S.M.” mescola in maniera piuttosto riuscita
Ozzy e
Zeps, “
Tell me you love me” tenta con esiti opinabili di rievocare le atmosfere fosforescenti e accattivanti care a T. Rex e Mott The Hoople.
“
Full-on shred” è uno strumentale (dai tratti ancora una volta vagamente Zeppelin-
eschi) che testimonia in maniera evidente le qualità esecutive dei
Freakshow, subito dopo impegnati nella
sfacciatella celebrazione
Bowie-iana “
It hurts me”, per poi tentare di dimostrare a pubblico e critica, con “
Ice cold hands” (una “roba” tra Metallica e Godsmack), che il loro universo artistico non si è fermato agli anni ottanta.
La chiusura dell’albo, affidata a “
Lovin’ you, lovin’ me”, riallaccia immediatamente il solido legame con le sonorità dell’
heavy-rock “glitterato” e
Osbourne-esco, una “materia” che alimenta “
So shall it be” in maniera qualificata e ciò nonostante un po’ statica e non sempre capace d’innescare nell’ascoltatore appassionato l’auspicabile incendio sensoriale.