Arrivano da Oslo, si chiamano
MesaVerde e in “
All is well” (seconda fatica discografica dopo il debutto del 2022 “
KY”) propongono un suono oltremodo raffinato e “intellettuale”, tentando una temeraria contaminazione tra
pop,
prog, elettronica, barlumi
jazz e onirica psichedelia, in una sorta di viaggio mentale che materializza in contemporanea le effigi di Yes, Steely Dan, Tame Impala, ABC, It Bites e Arcade Fire.
Un universo sonoro trasognato e agrodolce in cui repentini sciami
progressivi sono immersi in un clima piuttosto contemplativo e ovattato, proprio come accade nelle sguscianti ramificazioni armoniche di “
Deep time”, nelle frastagliate pulsazioni
elettro-funky di “
Pyramid fucksnake” o ancora nella melodia leggiadra di "
Eyes”, dove emerge vivida l’influenza di
Jon Anderson & C.Altrove, vedasi “
Moments” e l’eterea ballata “
Eva”, l’esplorazione emotiva sembra smarrire la direzione e fluttuare sui sensi, cosa che non avviene negli impulsi liquidi e vibranti di “
Tracing” e nelle ritmiche briose di “
Pickings for the beast”, con il suo andamento adescante, sintetico e idoneo addirittura ai
dance-floor più “colti”.
Gli estatici riverberi
fusion di “
Endurance” e i colori tenui e soffici di “
Story” meritano anch’essi una doverosa segnalazione per buone capacità seduttive e immaginifiche, anche se non consentono al programma di sottrarsi all’omogeneità di un tracciato sonico complessivamente molto riflessivo e languido.
“
All is well” è in definitiva una prova di classe, d’indubbio interesse, ma francamente al momento forse un po’ troppo “rilassata” e uniforme … con qualche “guizzo” dinamico in più e alcune collisioni espressive supplementari i
MesaVerde potrebbero focalizzare meglio il loro stile artistico già aguzzo e intelligente, una
rarità che merita di certo un’attenta e sistematica vigilanza.
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