Continuano imperterriti a macinare album su album gli svizzeri
One Day In Pain, nati inizialmente come progetto del polistrumentista
Nicke Olsson, quest'ultimo facente parte di band come Haven Divine, Putrid Vision e War Magic. E' però con il secondo album,
'Doomsday Congregation' uscito nel 2021 che egli ha deciso di affiancarsi anche ad altri musicisti, ed effettivamente quest'idea ha apportato un sound più compatto ed energico al platter sopracitato e anche a
'In Pain We Trust', ultima fatica uscita nel 2023. E seppur la coperrtina e la relativa brevità dei singoli pezzi possa far pensare al solito disco thrash/death con canzoni pressochè tutte uguali senza il minimo cambiamento, la realtà è (fortunatamente) leggermente diversa.
Se è vero che la band punta tutto sull'impatto, parte della musica presente in questo terzo album è invece pregna di quel groove e di momenti dove la velocità è sostituita da riff molto più pesanti, come ad esempio
'Kneel'. Sono chiare le influenze di band come Sodom, quelli dell'ultimo periodo, nel sound sporco di
'Suffering My Gospel', mentre è con la Titletrack che
Olsson e soci tornano su lidi più speed riprendendo un discorso leggermente 'venomiano'. Questo continuo alternarsi di riff più spediti ad altri invece dove quel minuscolo accenno di melodia, o quel break improvviso aiuta a non far calare l'attenzione e a concentrarsi invece sulle molteplici sfaccettature che un disco del genere può avere, andando oltre magari i pregiudizi che si possono avere guardando solo l'estetica.
Non parliamo certo di uno dei potenziali dischi del 2023 da dover andare furiosamente a riascoltare perchè altrimenti ci si perde qualcosa di indimenticabile, ma comunque c'è da apprezzare la voglia di proporre qualcosa di diverso in un album che, altrimenti, sarebbe stato eccessivamente monocorde e trascurabile dopo poco.
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