A sorpresa, dopo un lungo silenzio, gli statunitensi
Overlorde si ripresentano con un nuovo album, anche se della formazione che nel 2005 realizzò lo stupendo "Return of the Snow Giant" restano solo i due fondatori, il bassista
John Bunucci e il chitarrista
Mark Edwards. Spiace, infatti, non ritrovare al microfono Bobby Lucas, ora in forza agli Attacker (e sui primi due dischi dei Seven Witches), ma il suo posto è stato rimpiazzato da
George Tsalikis, cantante dei Zandelle (ed ex Gothic Knights), che per quanto meno potente e vibrante del suo predecessore ha tutti i mezzi per non farlo rimpiangere, sia per le qualità vocali in suo possesso sia per esperienza in campo US Metal.
A questo punto le aspettative per "
Awaken the Fury" sono davvero tante, ed in effetti la titletrack parte a spron battuto, sotto l'attacco furioso del batterista
George Janeira, cui si affiancano prontamente sia il basso di
Bunucci sia la chitarra di
Edwards per poi cedere strada all'ugola di
Tsalikis. Una bella botta, però non appena svanito l'effetto sorpresa ed evitando di lasciarmi subito tentare dalla seguente "
Fire in the Sky", mi rendo conto che qualcosa non funziona: la resa sonora, sottotono e al limite dell'amatoriale, dai risultati assolutamente insufficienti.
Se non teniamo conto di questa zavorra non emergono altri appunti da fare a "
Awaken the Fury", beh... perlomeno finché ci si limita ai primi quattro brani che si susseguono con metallica baldanza, infatti, "
The Madness Within" e "
Battle at Marathon" suscitano entusiasmi da tempo assopiti, però poi si incespica su "
Destroy Us All", dove Tsalikis perde qualche colpo, certo non ben supportato da un brano davvero ostico e non particolarmente dinamico, ma disorganico e scompaginato che si perde in qualche intreccio vocale di troppo. Le cose tornano ad andare meglio, ma non troppo, quando spetta al cantante prendere per mano la successiva "
Gargoyles" che parte liquida e temperata per assumere poi toni più accesi, epici e progressive, ma qui sono i chorus a non convincere. A questo punto si torna a fare sul serio con l'accoppiata "
Ashes" e "
Hammer Strike" (dal passo più spedito), "
Paranoid Delusions" (più ragionata) e la conclusiva "
Migraine" (un bel mid-tempo d'annata) che guardano tanto allo US Power quanto alla scena British, e che comunque fanno più pensare a "Shadows of Reality" (esordio dei Zandelle) che a "Return of the Snow Giand", a confermare quanto sia stato importante l'impatto dell'arrivo del nuovo frontman, non solo nel comparto vocale ma anche nel songwriting.
Una registrazione quantomeno adeguata avrebbe reso un maggior servizio al comeback degli
Overlorde e a "
Awaken the Fury" ed è un vero peccato veder andar sprecata questa occasione. E così, tra le tante battaglie (reali e di fantasia) citate nel corso dell'album, gli
Overlorde hanno perso una delle più importanti.
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