Come si fa a non invidiare e ammirare l’energia “vitale” e l’entusiasmo professionale che alimenta un autentico veterano della musica
rock del calibro di
Jim Peterik? Difficile, soprattutto per chi, come il sottoscritto, con quasi vent’anni di meno all’anagrafe, si sente sempre più spesso svogliato e fiaccato dalla
routine del vivere quotidiano.
Un raffronto ovviamente poco attendibile, viste le “lievissime” discrepanze biografiche che ci separano, ma non è comunque possibile non meravigliarsi di fronte all’incontenibile intraprendenza di un “signore” che rispolvera la sua personale
all-star band World Stage con lo scopo di abbinare una serie di luminari del settore (“
Roots”) con alcune sue “scoperte” (“
Shoots”), sicuro di poter assicurare un’equipollente qualità complessiva.
Dopo la precedente, molto godibile, dedica discografica all’universo femminile (“
Tigress - Women who rock the world”), “
Roots & shoots vol. 1” mette così a confronto alcuni protagonisti della “storia” del settore con taluni suoi “astri nascenti”, e se l’impresa è impegnativa per entrambe le categorie (la prima è chiamata a esibire, assieme a esperienza e carisma, una necessaria “integrità” interpretativa, e la seconda a dimostrare di essere all’altezza della spinosa situazione), a fungere da “garante” artistico dell’intera operazione ci pensa l’infaticabile
Peterik, che si conferma un vero “specialista” nella trattazione dell’
hard melodico di chiara matrice statunitense.
Le dieci (undici nell’edizione giapponese) canzoni dell’albo sono una boccata d’aria pura per chiunque apprezzi l’
AOR “classico”, felpato e ornato da sfumature
rootsy, e rappresenta altresì un’occasione per informare i
miscredenti che certe sonorità, del tutto prive di prospettive inedite, oltre ad un “passato” glorioso, hanno un “presente” credibile e verosimilmente pure un fondato “futuro”.
Si comincia con la buona "
Dangerous combination”, effetto di una solida
partnership con
Kevin Cronin e i REO Speedwagon, e dopo il ruffiano e
country-eggiante family affair (
Colin è il figlio di
Jim) denominato “
Before anyone knows we’re gone”, la prima effettiva “scossa” emotiva del programma la riserva
“Last dream home”, dove la felice collaborazione con
Don Barnes (38 Special) regala agli appassionati del settore un concreto e disinvolto esempio di
rock adulto de-luxe, insaporito in salsa vagamente “sudista”.
“
Forever's the last place you look” mi consente di fare la conoscenza con
Paul Childers e la sua ugola garbata, perfetta per pilotare il sofisticato clima
pop / R&B che sostiene il pezzo, mentre tocca a
Kelly Keagy (Night Ranger) contribuire fattivamente a inoculare nelle fibre soniche di “
Mend fences” una quantomai opportuna iniezione di fosca energia
bluesy.
La traccia successiva, la “cinematografica” “
As I am”, mette in evidenza le qualità melodrammatiche di
Ashton Brooke Gill, un’altra “novità” vocale da non sottovalutare, così come ottiene una menzione il duetto del nostro con
Mark Farner in “
Friends forever”, da segnalare invero più per la presenza del fondatore dei Grand Funk Railroad che non per l’efficacia specifica del brano, zavorrata da un l’alito di disturbante “retorica”.
La contagiosa spigliatezza
poppettosa di “
Suddenly” e il lirismo enfatico di “
I found me” (abbastanza Survivor-
esca), permettono rispettivamente a
Leslie Hunt e
Mark Mackay di conquistare la stima dei
melomani, i quali, in particolare se colti in un
mood particolarmente “nostalgico” e romantico, finiranno per gradire anche il languido duetto tra
Lisa McClowry e
Mike Mikulskis nella conclusiva “
Fire and water”.
“
Roots & shoots vol. 1” non è la migliore prova targata
Jim Peterik & World Stage e tantomeno verrà verosimilmente ricordato come una pietra miliare nella prestigiosa carriera dell’ex Survivor … merita comunque rispetto sia per il suo valore intrinseco e sia perché attesta che la sinergia tra il “vecchio” e il “nuovo” della scena, con un
saggio coordinamento, è utile alla “causa” e può funzionare egregiamente anche nel 2024.