Copertina 8,5

Info

Anno di uscita:2003
Durata:51 min.
Etichetta:Frontiers
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. STARSHIP OF GIANTS
  2. HELLO LIGHT!
  3. HOUDINI'S EYES
  4. STILL STRONG
  5. SON OF A GUN (HERO OF THE WORLD)
  6. OPEN YOUR HEART
  7. CAPTAIN OF CLOUDS
  8. DON'T YOU KNOW
  9. BEGGAR AND THIEF
  10. MORNING SMOKE
  11. MONSTERS
  12. MARY

Line up

  • Kimmo Blom: vocals
  • Erkka Korhonen: guitars
  • Tuomo Kovalainen: bass
  • Timo Pudas: piano, keyboards
  • Kari Valimaki: drums

Voto medio utenti

Se con il debutto omonimo del 2001 si poteva pensare agli Urban Tale come una band autrice di un buon lavoro, ma con tutto ancora da dimostrare, specie nell'ottica della qualità legata ad una certa progressione nel rinnovarsi in modo efficace e credibile, ora non credo ci possano essere più dubbi a riguardo.
"Signs Of Times" dimostra quanto la band finlandese sia una delle realtà più in forma, intelligenti e dall'ottimo ulteriore potenzilae nell'ambito della scena melodic rock e non solo.
Le nuove composizioni mostrano fin da subito quanto siano maturati ed ulteriormente migliorati in ambito compositivo, assemblando sostanziosi elementi inediti e personali ad una base costituita dalle essenziali classiche influenze (Journey, Toto, Foreigner, Asia in primis....).
Il peculiare stampo sonoro, già ben evidenziato col debutto, ora si mostra ancor più compatto e delineato, con un lavoro d'arrangiamento alle tastiere ad opera di Timo Pudas, che evidenzia quanto giochi un ruolo essenziale, da protagonista nel progetto sonoro della band. Un vero e proprio tessuto connettivo e complementare per tutti gli altri elementi della band.
Ecco che, allora, i vocalizzi melodici, eleganti ed imprescindibili di Kimmo Bloom vengono avvolti ed arricchiti in certi mometi da legiadri pianismi, altre volte da oniriche nuvole di synth, altre ancora da melodie e sonorità complementari e d'effetto nei numerosi momenti più marcatamente epici e sostenuti, con sensazioni eteree, evocative e donando in certi frangenti anche quel retrogusto alla Wakeman, che non guasta mai.
Stesso discorso funzionale nel coadiuvare le chitarre di Erkka Korhonen, talvolta ammorbidendone il suono con soavi tappetti violinistici, altre volte assecondandone l'aggressività e le dinamiche con effetti, suoni particolari, loops e campionamenti ritmici che finscono inevitabilmente per incastonarsi ed integrare anche il lavoro al basso ed alla batteria.
Si badi bene che il già ottimo impatto garantito dai primi ascolti è nulla al cospetto del grosso potenziale che questi brani potranno fornirvi successivamente. C'è tanta polpa da scoprire oltre una già elaborata, riuscitissima e consistente buccia.
"Signs Of Times" si eleva rispetto alla media di quanto realizzato da qualche tempo a questa parte in ambito melodico, non necessariamente per demeriti altrui, ma per doti proprie....ed è questo che stupisce ancor di più.
Recensione a cura di Fulvio Bordi

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