I
Morbid Saint tornano dopo 32 anni dal loro ultimo lavoro di inediti, il demo
“Destruction System” – il quale è stato ripubblicato nel 2015 come album vero e proprio –, con il loro nuovo full-length:
“Swallowed by Hell”, sotto l’egida della
High Roller Records.
La formazione è molto vicina a quella tradizionale, con
Lind al microfono, la coppia d’asce
Visser/Fergades, a cui, già dalla reunion del 2010, si sono aggiunti
Bob Zabel al basso e
DJ Bagemehl alle pelli.
Non si può parlare dei
Morbid Saint come di una formazione fondamentale per il thrash metal, avendo all’attivo un solo full-length ed essendosi dileguata dalla scena per circa 16 anni (dal ’94 al 2010); ed inoltre bisogna tener presente che debuttarono in uno degli ultimi anni d’oro del thrash, un soffio prima del buio, quando ormai il destino del genere era già stato inciso a sangue.
Tuttavia, personalmente, ogni qualvolta riascolto quel loro unico LP,
"Spectrum of Death" (1990) - vero e proprio manifesto di attitudine thrash metal -, non posso fare a meno di saltare dalla sedia. Per quanto fosse un disco derivativo, chiaramente ispirato a
Slayer e sacra triade teutonica, la violenza scatenata dai
Morbid Saint, e le capacità sopraffine di riff makers della diade
Visser/Fergades, lo rendono un capitolo immortale.
Adesso, dopo queste chiacchere da libro del cuore, passiamo al vaglio questa nuova fatica degli statunitensi.
“Swallowed by Hell” è un prodotto affettivamente legato alla tradizione, e lo si vede già da un primo sguardo alla copertina squisitamente 80’s realizzata da
Ed Repka, famoso per aver disegnato la mascotte
Vic Rattlehead dei
Megadeth (oltre che numerose copertine dei loro album), alcune covers dei
Death, il logo dei
Dark Angel, e molte altre opere artistiche di band piuttosto note.
Il come back dei
Morbid Saint si presenta come un platter dove i brani in cui il gruppo tocca il suo apice – ascrivibili alla prima metà – sono realmente di ottimo livello. Mi riferisco a dei piccoli gioiellini come l’opener
“Rise From the Ashes” e la
“Title-track”, dove gli americani mostrano tutta la loro potenza e una freschezza compositiva nel guitarwork – pur senza inventare niente – davvero avvincente, ben accompagnata dalle urla ferine e accattivanti di
Lind. Oppure si prenda il groove malvagio dal piglio più moderno di
“Bloody Floors”, e la schiaccia sassi
“Fear Incarnate”, aperta da un fill di batteria davvero emozionante; così come il calcio nei denti della tellurica
”Burn Pit”, con i suoi cori vecchio stampo dalla presa immediata.
Poi vi troviamo, nella seconda metà, canzoni discrete ma leggermente inferiori; per esempio la “banale” e stereotipata, tuttavia efficace,
“Fuck Them All”, o la tiratissima
“Killer Instinct”.
Purtroppo però vi è da segnalare che l’LP si perde in alcuni frangenti che risultano un po’ scialbi ed eccessivamente canonici. Non si può dire che si tratti di brutte canzoni, tuttavia decisamente sottotono se confrontate alle altre, e probabilmente superflue; a mio parere dei filler. Mi riferisco a l’inizialmente intrigante
“Pine Tuxedo”, portante con sé nelle trame di chitarra alcuni echi di
“Rust in Peace”; alla conclusiva
“Psychosis” e a
“Bleed Them Dry”.
La presenza di questi tre filler, su dieci brani totali, all'interno di una tracklist tutto sommato pregevole, lascia un po’ di amaro in bocca e sfortunatamente incide sul voto complessivo.
Peccato perché quel che vi è di buono in
“Swallowed by Hell” lo è di gran misura.
In ogni caso il ritorno dei
Morbid Saint, a distanza di tutti questi anni, è senz’altro incoraggiante.
Il CD si ascolta con grande piacere ed è molto curato in quasi tutti i suoi aspetti. A partire dalla produzione, che grazie al lavoro svolto in fase di registrazione alla
Belle City Sound Company con
Chris Djuricic (
Num Skull,
Disinter), e agli ultimi ritocchi applicati ai
Chernobyl Studios di
Scott Elliott, conferisce al full-length una notevole potenza ed un sound asciutto, come si usava fare ai bei tempi dell’old school, senza al contempo perdere la qualità sonora ottenuta con l’avvento delle nuove tecnologie.
Disco consigliato per tutti i nostalgici del thrash, che vogliano ancora divertirsi e fare headbanging senza troppe pretese.
Recensione a cura di
DiX88