I norvegesi non raggiungeranno mai l’empireo delle icone death metal, ma possiamo affermare che sono sempre una sicurezza del genere per malignità, tecnica e soprattutto stile.
Non hanno mai deviato dall’obbiettivo primario, ovvero offrire musica di qualità e distruttiva facendo capire che nella fredda landa scandinava non esiste solo il black metal.
Questo nuovo album che li vede sotto le insegne della olandese
Soulseller non cambia di una virgola le loro intenzioni.
Basta ascoltare l’apertura “
Epitaph inscribed” dall’incipit dissonante per poi ecco colpire pesantemente con riffing serrati ed un growl cavernoso che vira verso toni più cadenzati.
Altro pezzo godurioso è “
Tempest sculptor” con un riff in tremolo ed un assalto brutale con colpi ben assestati di batteria; l’andamento serrato farà la gioia di quanti amano il death metal che accellera con martellate e un bel solo melodico.
Con “
Blade eulogy” ci si distrugge i padiglioni auricolari con un riff che fa scuola, basso sempre in primo piano e velocità massima; in mezzo ci sono anche rallentamenti da scapocciamento per poi accellerare ancora con una rete di riff intricati.
Il nuovo frontman
Sindre Wathne Johnsen si trova a proprio agio sfoderando una prestazione molto convincente dosando growl e screaming.
Se avete fame di estremismo sonoro senza compromesso alcuno, eccovi un disco che potrebbe sollazzarvi molto, bravi, bis!
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