Il precedente "By Fire & Brimstone" ha ormai tre anni alle spalle, ma ancora oggi ne ho un buon ricordo e lo ho riascoltato con piacere, anche per preparare il terreno a "
Temple of the Serpent", uscito proprio sul finire del 2023, oltre tempo massimo per poter entrare nella mia Top Ten annuale. Già, perché visti i risultati credo proprio che il quarto album dei
Solitary Sabred sarebbe stato sicuramente in lizza per trovarvi posto dato che non solo vi ritrovo tutti gli aspetti positivi che avevo rilevato sull'uscita precedente ma scopro anche quel dinamismo che avevo sollecitato alla formazione cipriota.
Le influenze restano sempre le stesse, come già avevo segnalato: "
King Diamond, Sanctuary, Manowar, Jag Panzer, Liege Lord, Cloven Hoof… un blend che i Solitary Sabred riescono a fare proprio e caratterizzano tanto nel songwriting quanto negli arrangiamenti, ma soprattutto nell'istrionica prova vocale di Petros Leptos...".
Prodotto sempre dal chitarrista
Nikolas Moutafis e sfoggiando una bella e personale copertina, (realizzata nuovamente da
Kostas Tsiakos), "
Temple of the Serpent" è, come già avvenuto per "Redemption Through Force" (2014), un concept album, ma se allora la storia ruotava intorno al personaggio di un cavaliere crociato diventato esorcista e della sua lotta contro la stregoneria, stavolta ci raccontano, abbinandoci un booklet di venti pagine, della caduta dell'Impero di Akkad, tra entità soprannaturali, demoni e stregoni non morti. Come quelli che riecheggiano dai loro sepolcri lungo l'inquietante opener "
Echoes from the Tomb", giusto un po' di invocazioni e maledizioni assortite e le cose si fanno poi serie con "
The Skeleton King", una cavalcata di Epic Metal tra Omen e Liege Lord con un pizzico di Iced Earth, giusto a confermare l'ottimo lavoro d'assieme cui questi cinque musicisti sono in grado di dar vita, con delle eccellenze come il chitarrismo della coppia
Moutafis e
Demetriou, oltre al cantato cangiante di
Leptos, un assortimento davvero in grado di fare la differenza. E lo farà anche sui successivi episodi, tutti meritevoli della nostra attenzione ma trai quali non posso non sottolineare le qualità che esprimono la teatralità di "
Bound by the Lich" e "
Lord of Ganzer" (brani dove è evidente l'influenza dei Mercyful Fate), l'urgenza scardinante di "
Flight of the Banshee" o di "
Gates of Namtar" ed il pathos epico ed evocativo della cadenzata "
Reaper of Kur".
I
Solitary Sabred sono ormai più che una semplice promessa. Lasciatevi avvolgere dalle spire del Serpente: potrebbe essere meno azzardato di quanto temete.
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